Ancora uno sciopero per il turno della domenica notte alla Magneti Marelli di Sulmona. A convocarlo la Fiom Cgil, contro le scelte dell’azienda considerate sbagliate perché: “Continua a chiedere straordinari non per un aumento di volumi, bensì per sopperire alle inefficienze degli impianti, alle negligenze gestionali, alle fermate legate alla scarsa manutenzione, o a guasti legati alla fatiscenza dello stabilimento, divenuto ormai un colabrodo che al primo temporale estivo è soggetto ad allagamenti che oltre a creare disagi ai lavoratori e a rendere poco sicuro l’ambiente di lavoro, causano guasti elettrici con relative ore ed ore di fermate dei principali impianti dello stabilimento”.
Per Fiom : “Si arriverà molto presto al punto che, aumentare turni e carichi di lavoro, già così al limite della rottura fisica, non basterà più. La precarietà raggiunta dai principali impianti dello stabilimento, rischia di metterne seriamente in discussione il futuro, ma l’azienda in barba a tutto ciò, continua a scaricare le colpe sui lavoratori che danno ogni giorno di più, dimostrando il proprio attaccamento al posto di lavoro”.
I dubbi di Fiom sul futuro dello stabilimento sulmonese sono legati a ciò che è successo nel frattempo all’azienda. Nel maggio scorso infatti è stata perfezionata la cessione di Magneti Marelli da Fca – ex Fiat – a Calsonic Kansei Corporation, colosso mondiale giapponese della componentistica dell’automobile, controllato dal fondo d’investimento statunitense KKR. Una cessione pagata ben oltre il valore di mercato di Magneti Marelli, stimato intorno ai 4 miliardi, contro i 5.8 miliardi con i quali i giapponesi si sono potuti intestare la proprietà dell’azienda italiana.
A beneficiarne più di tutti è stata sicuramente Fca, che ha staccato un dividendo ai suoi azionisti di 1.30 euro ad azione per un valore complessivo di circa 2 miliardi, al contrario sul futuro dei lavoratori dell’intero gruppo si è addensata più di qualche nuvola. Magneti Marelli CK holdings, questo il nuovo nome da proprietà giapponese, ha avuto la garanzia di continuare a ricevere commesse da parte di Fca per circa 4 anni, poi ci si aprirà al mercato e a quel punto tutto dipenderà dall’efficienza produttiva degli stabilimenti e quello sulmonese non parte proprio avvantaggiato.
Alla pancia piena degli azionisti Fca infatti, non corrisponde certo quella dei lavoratori dello stabilimento sulmonese perché questo ha diverse criticità a cominciare dal fatto che è un impianto datato dove urgono interventi strutturali, non ci sono investimenti consistenti e generali, si contano solo pochi interventi mirati all’automazione dei processi di produzione – tesi a ridurre la forza lavoro -, chi va in pensione non viene sostituito da nuovo personale e nel corso degli anni il personale addetto alla manutenzione si è praticamente dimezzato.
In questo clima di difficoltà, gli operai sono riusciti a darsi da fare e mantenere gli impegni di produzione, garantendo sempre e comunque nel limite delle capacità dello stabilimento gli obiettivi di produzione, necessari per mandare avanti lo stabilimento Sevel di Val di Sangro. A differenza di quanto avvenuto altrove, come ad esempio a Bari, dove i proprietari di Calsonic Kansei e di KKR sono andati a fare visita allo stabilimento per capire la fattibilità dei progetti che riguardano la produzione del motore dell’auto elettrica, in Valle Peligna nonostante sia passato ormai quasi un anno dall’avvio della cessione, non si è fatto vivo nessuno.
Questo è di sicuro un elemento che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai sindacati, almeno a Fim Cisl, Uilm Uil e Uglm, che nella scorsa primavera incontrando la sindaca di Sulmona Casini ne erano usciti soddisfatti annunciando – sindaca compresa – che attendevano gli annunciati investimenti e il nuovo piano industriale. Di tutti gli annunci fatti, dalle parti della zona industriale di Sulmona non è arrivato nemmeno il briciolo di un progetto.
Resta l’incertezza per quello che sarà il futuro dello stabilimento sulmonese, visto che Calsonic Kansei ha già pagato Magneti Marelli ben oltre il suo valore ed ora difficilmente si appresterà a fare investimenti in tutti gli stabilimenti. Potrebbe molto più coscientemente privilegiare alcuni grandi impianti e tagliare i cosiddetti rami secchi, fra i quali Sulmona rischia di finire se non si creerà con urgenza una sinergia seria fra politica e sindacati, tesa a strappare risultati concreti e non annunci. Ma al momento di tutto questo, non v’è traccia all’orizzonte.
Savino Monterisi
mi raccomando, iniziate a scioperare , quando poi trasferiscono la sede in polonia ne riparliamo…
bene,i giapponesi non sono deficienti,pazzi scatenati che investono in assenza di strategie,piani,progetti,ecc gli americani pure,con la quota rilevata dalla nissan sono gli azionisti di maggioranza…i sindacati raccontano di idioti allo sbaraglio, che a loro dire hanno strapagato gli impianti,i siti produttivi dell’azienda in parola,dunque incapaci,incompetenti,che buttano miliardi di euri in investimenti scellerati….quindi preoccupati per il futuro decidono di scioperare…forse vogliono sapere,meglio partecipare alla pianificazione dei piani industriali,sicuramente segreti,che l’azienda sta predisponendo,o gia’ pronti per il rilancio della stessa…di certo non per la chiusura, i politicialtroni sindacalisti per i soli scopi dei numeri statistici dei passaggi pubblicitari,momentanea visibilita’ ,lanciano allarmi,proclamano,annunciano battaglie per raggiungere risultati concreti….. tra poco,per logica.. gli investitori chiariranno: come,quando,dove e perche’, i cialtroni vogliono sapere solo per poi poter dire: nostri i meriti,o no?
concordo con musichiere, roba di cialtroni.
Tra poco è tempo di vendemmia e poi a seguire raccolta olive. Nel mentre io mi alleno con la bici su strada.