Sono sei gli avvisi di garanzia emessi dal procuratore della Repubblica di Sulmona, Edoardo Mariotti, nei confronti di altrettanti professionisti coinvolti nell’inchiesta sul lago di Scanno. L’accusa è quella di aver danneggiato irrimediabilmente lo stato dei luoghi e della flora del lago e soprattutto delle sue sponde, che rientra nei siti protetti di interesse comunitario. Gli indagati, cinque dei quali riconducibili alle ditte appaltatrici e sub-appaltatrici, oltre ad un funzionario dell’area tecnica di Scanno, avrebbero violato l’autorizzazione paesaggistica nonché la serie di prescrizioni impartite dalla Soprintendenza tagliando una serie di piante e, come venne ipotizzato in fase di avvio dell’inchiesta, modificato lo stato dei luoghi.
Un’inchiesta partita da un’interrogazione presentata dal consigliere di opposizione Fernando Ciancarelli in merito al rispetto delle misure di sicurezza tra l’area pedonale e quella carrabile e sulla salvaguardia della flora in situ: Ciancarelli aveva fatto richiesta di accesso agli atti, ma ad andare a vedere le carte furono i carabinieri forestali che nel settembre scorso avevano acquisito progetti e prescrizioni, dopo aver fatto una serie di verifiche sul posto.
Stando agli atti d’indagine è emerso che, nel primo tratto di sponda interessato dai lavori, “erano state eliminate quasi tutte le specie arboree presenti, con l’eccezione di cinque alberi tra tigli e ippocastani”.
Le opere erano state avviate nel maggio scorso, con chiusura lavori prevista ad agosto: quasi 300mila euro per rafforzare le sponde lacustri dalla foce del fiume fino all’hotel Acquevive. Interventi propedeutici anche al rifacimento dell’asfalto della circumlacuale finanziate dalla Provincia.
Ora gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie scritte o chiedere di essere interrogati, dopo di che la procura dovrà decidere se richiedere l’eventuale rinvio a giudizio.
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