Vivere non è affatto semplice, però, se ce l’hanno fatta in tanti, possiamo farcela anche noi, diamine!
In fondo, basta trovare un modo per superare certe giornate settimane annate dure e poi tutto torna semplice.
Adda’ passa’ a nuttata.
Un errore che fanno molte persone, è considerare le ferie dal lavoro l’unica opportunità che la vita ci concede, per riposarci e rigenerarci dalle fatiche quotidiane.
Sbagliatissimo.
Se i giorni di vacanza sono troppi, il rientro al solito tran tran diventa traumatico e l’umor nero si fa ancora più scuro della bella abbronzatura ottenuta in villeggiatura che, per questo, nessuno noterà.
Le vere ferie, quelle che rinvigoriscono davvero, vanno prese non dal lavoro un paio di volte all’anno, ma dai pensieri tutti i giorni, almeno mezz’ora al dì.
In quei trenta minuti si deve stare in vacanza, ognuno come meglio crede: un libro, una serie tv, una passeggiata, una chiacchierata, un giro di valzer o un vuotissimo cavolo di niente. Si procrastina tutto e non si pensa a nulla, neanche a se stessi.
-Mamma!
-No.
-Cara!
-Dopo!
-Signora!
-Siamo chiusi!
-Cittadini!
-Giammai!
In questo modo, proprio come ogni apparecchio moderno senza fili riposto sulla propria base, ci si ricarica di nuove energie ed entusiasmi per affrontare il tutto.
-Mamma!
-Comandi!
-Cara!
-Presente!
-Signora!
-Mi dica!
-Cittadini!
-Ok, pago!
Perché la vita non è tanto una questione di “Chi mi ama mi segua”, quanto un seguire chi si ama.
Seguirlo facendo un po’ di rumore, con discorsi ora urlati e ora sussurrati, a volte seri e a volte buffi, per far notare la nostra presenza, suggerire la direzione e ricordare che stiamo lì dietro.
Per questo bisogna fare attenzione a dove si va e a dove si mettono i piedi.
Chi viene dietro ha fiducia e deve infonderla a sua volta alle persone che egli stesso precede, in quanto tutti seguiamo chi amiamo e quindi siamo tutti seguiti da qualcuno.
Ne consegue che la vita è una sorta di trenino samba d’amore infinito, ma non illudiamoci: la faccenda è meno semplice e melensa di quanto sembri.
Bisogna essere costantemente vigili, con un occhio a godersi il panorama e l’altro sul freno di emergenza del nostro vagone.
È evidente che su quel treno siamo contemporaneamente passeggeri e capotreni, allievi e insegnanti, sudditi e sovrani, seguiti e seguenti.
Tutto dipende molto da noi, ma non dipende solo da noi. È un equilibrio delicato e complicato, bisognoso di continue regolazioni millimetriche.
Per questo sono necessari quei rigeneranti trenta minuti di pausa giornalieri: quel vuotissimo cavolo di niente tutto per noi, che evita il surriscaldamento dei circuiti, il sovraccarico del server e il tilt del sistema.
Quel “time out” che ci permette di risalire sul treno freschi e pimpanti, seguiti da chi ci ama e seguendo chi amiamo, senza il rischio di percepire insopportabile il peso delle responsabilità e degli affanni quotidiani.
Per esserci ogni giorno, sempre e per tutti, nei secoli presenti, ma qualche volta “CHIUSI PER FERIE”.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
sacrosante parole…bravaaaa