Un giovedì di protesta, quello del prossimo 1 marzo, tempo e neve permettendo. Saracinesche abbassate in centro storico e commercianti in fila, direzione palazzo San Francesco. Serrata, corteo e sit-in.
Fumata bianca per umori decisamente neri, ieri riuniti nell’assemblea serale, in una sala gremita e animata. Gli esercenti votano la protesta, un’azione che in realtà era nell’aria da tempo. Andranno a manifestare le loro perplessità sugli interventi e sulle proposte messe a punto dall’amministrazione comunale, azioni che non avrebbero portato a molto, perché “non abbiamo bisogno di regolamenti ma di più fatti, di sostegno concreto alle attività, perché se guardiamo bene il nuovo regolamento che può essere anche il più bello del mondo, ha diminuito di fatto la presenza delle bancarelle”
Il problema spiega Franco Ruggieri Cna, è che il centro cittadino si sta perdendo e nessuno sembra intervenire. “Il Comune ha a disposizioni fondi, soldi ma non li spende. La città ha l’immagine di un museo a cielo aperto e tenuto male, un deserto, dove salvo quei pochi turisti, è scomparso tutto, scuole, uffici, nucleo abitativo ridotto all’osso a causa della questione sicurezza delle case in centro storico, delle restrizioni al traffico e adesso potrebbe unirsi la delocalizzazione persino del Municipio che darà un altro colpo di grazia”
Non è una posizione contro l’amministrazione e vogliono sottolinearlo, piuttosto una richiesta di udienza, di ascolto delle problematiche e delle rimostranze degli esercenti.
Sul centro commerciale naturale, intenzione venuta fuori dall’altro incontro quello dell’assessore la Civita con le associazioni di categoria, fa sapere Ruggieri “è una storia di anni fa già provata, tentativi già fatti e non andati benissimo, i primi, quelli che invece ebbero più fortuna si tentaro negli anni 90 ma l’economia e lo stato del commercio di allora era decisamente diverso, oggi ci sono situazioni lontane da quegli anni, budget e possibilità differenti”. Perché non sarebbe questo a rilanciare il commercio, i problemi sarebbero ben altri si deve partire dalla sussistenza dei commercianti, dare un supporto per alleggerire lo stato di affanno.
“Vogliamo risposte da parte del sindaco, degli assessori al ramo, devono risponderci collegialemente perché – rimarcano – la salute e la futura sopravvivenza del commercio dipende da vari fattori a partire dall’immagine di corso Ovidio, dallo stato di emorragia in cui versano le attività fino alla necessità di sanare tutte le carenze, adottando azioni che possano davvero far bene e non penalizzare”.
Nel frattempo occorre un intervento di emergenza, per provare a tamponare il default, in attesa di un piano strategico di animazione, parcheggi e vita; e cioè ridurre gli orari della Ztl nei periodi invernali e feriali, magari al solo pomeriggio. Una prova, intanto.
A.S.
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