
“Un giro di vite ingiusto e improponibile a cui ci opporremo con tutte le nostre forze, dentro e fuori dal consiglio regionale, mobilitando tutta la società abruzzese”. Con queste parole il capogruppo PD in consiglio regionale Silvio Paolucci torna sull’aumento delle tasse, una misura annunciata dalla giunta Marsilio “come se fosse normale o dovuto, dopo sei anni di inerzia su tutte le priorità di famiglie, imprese, donne, giovani, Comuni e aree interne”. Un aumento che sa di beffa per l’intera comunità abruzzese, spiega Paolucci sottolineando come esso serva a coprire un debito rispetto a servizi già tagliati.
“Altro che adeguamento per dare più servizi” come continua a sostenere Marsilio al quale “attualmente servono tra i 60 e 70 milioni di euro di coperture di debiti che sono diventati strutturali per le Asl col governo della destra”. Eppure, aggiunge il capogruppo del partito democratico, “uscire da questa situazione di appesantimento del sistema sanitario regionale è difficile anche con nuove tasse” poichè in questi anni quella che è mancata è una governance “come ha riconosciuto lo stesso Governo Meloni strigliando duramente la Regione su adempimenti e Lea attraverso il ministro della Sanità che peraltro è espressione di Forza Italia”.
Oggi, dunque, “dopo aver aumentato deficit e debiti della sanità abruzzese Marsilio è costretto a uscire allo scoperto” annunciando l’aumento delle tasse per ripianare il disavanzo prodotto. “Il fallimento dei fallimenti” lo definisce Paolucci quello che costringerà “a lacrime e sangue gli abruzzesi con la rimodulazione dell’addizionale Irpef che in alcuni casi raddoppia, colpendo principalmente il ceto medio, quello a cui prima ha tolto prestazioni e servizi sanitari e ospedalieri e che ha costretto ad andarsi a curare fuori o, nella peggiore delle ipotesi, a rinunciare a curarsi”. Aumenti che si tradurranno in “una vera stangata, esattamente come avevamo annunciato” spiega Paolucci evidenziando come, specialmente per alcune fasce di reddito, si assisterà al raddoppio delle percentuali Irpef. “Nella migliore delle simulazioni ipotizzate, il primo scaglione è all’1,73% per redditi fino a 28.000 euro, ma per il secondo e terzo scaglione, cioè da 28.000 a 50.000 e oltre i 50.000 euro, si passa a 2,63 e si arriva a 3,33 per cento, con aumenti che arrivano fino a 84 euro al mese. Nella peggiore delle ipotesi, invece, si passa da una percentuale di 1,73 per redditi fino a 28.000 euro, al 3,33 del secondo e terzo scaglione, con aumenti mensili che arrivano a toccare oltre 96 euro al mese per i redditi più alti”. Una situazione che rende “indispensabile e urgente che l’esecutivo venga in consiglio regionale” perché, spiega Paolucci “non può passare come se fosse normale una mazzata che colpisce chi più paga i tagli denunciati anche nei report ministeriali, dell’Agenzia sanitaria regionale e nei dati della Fondazione Gimbe sui LEA, numeri che ci vedono inadempienti su prevenzione e sanità territoriale e che riguardano le persone”.
Come si può pensare, continua l’espondente del PD “che avendo prodotto solo passività, si possa andare a toccare le tasche della comunità lasciata anche senza farmaci, per tappare i buchi prodotti in bilancio? E, infine, come possono essere promossi i manager della Asl Abruzzesi a fronte di tanto caos?”. Domande alle quali la giunta di Marsilio è invitata a rispondere in consiglio regionale, conclude Silvio Paolucci ribadendo la ferma intenzione di mobilitare l’intera comunità abruzzese contro quella che appare come “una stangata in piena regola che si abbatte sulla pelle e sul diritto alla salute delle persone per coprire l’ennesimo fallimento della destra.
A destra solo propaganda, poi i “risultati” sono questi.
Il mantenimento antifonario dei corazzieri dentro al Quirinale è un fattore di intendimento ,senza sottintesi, onde comprendere a quale obliquo regime viviamo sottoposti.
Il dramma, dopo Del Turco, non risiede in questi poveri sguincioni o nani che vanno ciecamente a rubare nel bilancio delle regioni, oppure nella misera disperazione delle altre figure disgraziate che sono in magistratura, per sentire con puntiglio quello che dice a 80 anni un Di Masci.
Quello che ci deve definire nettamente è la interrogazione se in Italia siamo davvero una Repubblica.
Perciò, perché il Presidente della Repubblica che interpreta il Popolo Italiano dovrebbe essere rappresentato da una guardia reale in tutto e per tutto uguale al precedente regime criminale abbattuto e che non più esiste ?
Se non si inizia da qui, se non si toglie Mattarella dal Quirinale la piaga della corruzione in Italia non si risolve perchè la corruzione è tutta nella prepotenza delle leggi non repubblicane che ancora ci opprimono come nel precedente regime, quando i Corazzieri guardavano il Re..
E i poveri abruzzesi pagano e ripianano!
Ma il ritiro al Napoli calcio con quali soldi li paga la Regione?
Perché aumentare le tasse a tuti ed in particolare a quelli che già pagano? Si aumenti il contributo per prestazione (ticket) a chi usa il servizio, oppure, si riducano i costi. Un privato saprebbe come fare!
Perché non amministrare bene la Cosa Pubblica in modo che non si creino deficit e buchi di bilancio da ripianare?