Neanche fossero pericolosi potenziali “terroristi sovversivi”: fermati ed identificati questa mattina in piazza XX settembre dalla polizia per il solo fatto di aver indossato un cartellone sandwich nel quale aggiornavano e chiedevano spiegazioni sui ritardi “incomprensibili e ingiustificabili” per la messa in sicurezza delle scuole di Sulmona.
L’ondata della censura dalla capitale si sposta insomma in periferia e dopo la rimozione dello striscione della Uil questa mattina durante la manifestazione del pubblico impiego, arriva quella, a Sulmona, dei cartelli della pubblica scuola.
Con la differenza che la protesta non era contro Salvini e Di Maio, ma contro la burocrazia e gli amministratori che da dieci anni e due mesi (contano e aggiornano i loro cartelloni) non riescono a dare risposte alle legittime richieste di studenti e famiglie. E con la differenza, soprattutto, che i quattro “sovversivi”, altri non erano che quattro stimatissimi e conosciutissimi personaggi sulmonesi: ex assessori e consiglieri comunali, insegnanti, presidi e dipendenti pubblici.
Insomma identificarli era anche abbastanza inutile: Peppe Evangelista (ex amministratore e preside), Michele Del Signore (ex assessore e insegnante), Sandro Colangelo (ex insegnante e presidente degli Amici del Certamen) e Alfredo Picini (ex dipendente Asl). Non proprio uno squadrone della morte, insomma.
Per la Digos non c’era alcuna intenzione di censura, spiegano, ma solo la necessità di identificarli.
Cosa, però, che i quattro non hanno preso proprio bene, loro che provengono da ben altre lotte e altri tempi: un po’ basiti e molto contrariati, hanno così dato vita ad un acceso battibecco con i poliziotti conclusosi con lo scioglimento delle fila.
“Abbiamo fatto questa protesta almeno quattro volte negli scorsi mesi e nessuno ci ha mai detto niente – spiegano – oggi si è presentata la polizia per identificarci. A noi. Non c’è nulla di male a chiedere i documenti, ma pensiamo che qualcuno ha invitato la polizia ad intervenire e se questo fosse vero, non sarebbe un bel segnale. Perché tanta solerzia nell’ordine pubblico, ci piacerebbe fosse anche nell’amministrazione della cosa pubblica. Noi siamo scesi in piazza per reclamare il diritto di questa città ad avere risposte e ci torneremo in piazza, anche senza l’autorizzazione della Digos”.
Senza parole. …
che vergogna.