Salvati: “Mai più un Abruzzo a due velocità sul fronte dei servizi sanitari”

Sullo stato dell’arte della sanità peligna interviene la candidata consigliera alle elezioni regionali Roberta Salvati di Azione Politica che dichiara: “Mai più un Abruzzo a due velocità sul fronte dei servizi sanitari. Per noi la sanità si deve tradurre in uguali servizi per tutti gli abruzzesi, a prescindere dal territorio di residenza. La sanità in Abruzzo necessita di interventi mirati e concreti, deve tornare a essere efficiente e efficace e soprattutto più vicina alle persone e alle loro esigenze. Spesso, per le lunghe liste di attesa o per le difficoltà di raggiungere la struttura sanitaria più vicina, molti abruzzesi, specialmente quelli residenti nelle aree più disagiate, rinunciano a curarsi”.

“Ciò è inammissibile, come è inammissibile che i disabili – aggiunge Salvati – e le loro famiglie siano lasciati soli tra mille difficoltà quotidiane. Al riguardo stiamo valutando la possibilità di realizzare percorsi e progetti dedicati a tali utenti con una serie di servizi innovativi”. La candidata Salvati ha già garantito, inoltre, il suo impegno per il potenziamento di oncologia nell’ospedale di Sulmona e valutare l’opportunità di aprire un centro radioterapico sempre nella struttura peligna. “Questo perché – conclude – tutta l’utenza oggi è costretta percorrere kilometri per raggiungere le strutture sanitarie di Chieti, Pescara o L’Aquila tutti i giorni per cure che si protraggono per mesi”.

S.M.

4 Commenti su "Salvati: “Mai più un Abruzzo a due velocità sul fronte dei servizi sanitari”"

  1. Ma per favore. Ditemi che è uno spazio promozionale e non un articolo vero.
    In comune per due anni e più allora c’è stata una sua omonima, tra l’altro con le stesse sue sembianze.

  2. Ma non ci sono i compagni di partito del PD in regione?

  3. bene,ma la signora dove vive? Un’altra cialtrona delle chiacchiere, annunci e spot pubblicitari, per i percorsi,progetti,piani ecc,quali le coperture finanziarie? A chiacchiere le velocita’ si raggiungono in pochi secondi,o no?

  4. Modesto medicus | 29 Gennaio 2019 at 11:17 | Rispondi

    Uno dovrebbe spiegare cosa significa Abruzzo a due velocità. A rigore di logica, se le velocità non sono equivalenti, se ne deve dedurre che da una parte si corre e dall’altra si va a passo lento. Non è detto però che chi va a passo lento sia svantaggiato. I romani incidevano sulle monete il bue che tracciava il solco,con scritto sotto:”festina lente”(affrettati lentamente). E loro lentamente ma con sommo ingegno e pervicacia,conquistarono il mondo. Ergo, io ritengo che non sia una questione di velocità, ma di mezzi e personale. In Abruzzo ci sono due università mediche,dove si fa ricerca e ci si confronta con la scienza medica , partecipando a convegni in loco e fuori sede ,anche all’estero. Hanno professori che si impegnano,in ogni branca della medicina e della chirurgia. Alcuni hanno risonanza internazionale. E’ chiaro che se uno ha bisogno di cure mirate, professionali e specialistiche va dove sono in grado di fornirle. In seconda battuta,dopo, si rivolgono presso i nostri ospedali, ormai di periferia. E di periferia restano e dovrebbero pensare e comportarsi. Ecco ,l’importante è fare per bene quel poco che si fa, con impegno e con serietà. Per esempio se un anziano giace in un letto, fare attenzione a non fargli venire le ulcere da decubito.E’ già un risultato. Se uno ha un infarto, assisterlo durante la fase acuta e mandarlo da subito da chi potrebbe fare di più,perché ha più mezzi e personale addestrato. Al PS selezionare le urgenze e fare attenzione a che il triage sia fatto con competenza. Ridurre le liste di attesa,facendo delle proiezioni statistiche e dotando gli ambulatori di personale occorrente e non pretendere che uno o due medici visitino una trentina di pazienti. Ecco oltre alla velocità ci vuole buon senso e gente capace di AMMINISTRARE E NON IL SOLITO SPINTONATO POLITICO CHE NON NE CAPISCE UNA MINCHIA. Preparazione ci vuole e non minchiate. La velocità spesso porta a sbattere persino il muso . E soprattutto ci vuole l’argent, checché ne dica la Meloni, che di sanità capisce un nulla.

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