Sadio e quel filo di voce

Erano una settantina di persone ieri sera in piazza XX settembre a dare la propria solidarietà a Sadio: striscioni e volantini, ma soprattutto parole da scambiare con la gente, per spiegare i motivi di quel presidio, le ragioni dell’umanità e della solidarietà. “Cosa non facile – spiega Emanuele Verrocchi della Cgil, una delle ventitré sigle, tra associazioni, partiti e sindacati, ad aver aderito all’iniziativa – abbiamo avuto sì adesioni e solidarietà, ma anche gente che si lamentava di quella presa di posizione, che ci invitava a fare qualcosa per i sulmonesi, neanche per gli italiani, come se le ragioni dell’inclusione contrastino con i bisogni di ogni giorno. Il percorso da fare è lungo e difficile, ma noi restiamo in prima linea e non ci stanchiamo”.

Non sono però mancati gli attestati di stima e apprezzamento, per un bilancio che la presidente di Ubuntu, Chiara Maiorano, giudica molto positivo: “Abbiamo distribuito 550 volantini, ma soprattutto abbiamo parlato con tante persone che si sono dette vicine a Sadio e che, come noi, chiedono giustizia per quanto accaduto”.

Tra le persone che hanno sostenuto l’iniziativa della rete, ieri, anche il sindaco di Sulmona Annamaria Casini, che si è avvicinata al gruppo invitando a non mollare, a tenere alta l’attenzione e il sostegno a questo ragazzo.

E in coda anche la polemica politica, con il MeetUp Cinquestelle che punta il dito contro il Pd e la Cgil per aver, dice, strumentalizzato questo fatto di cronaca, parlando di razzismo prima che le indagini siano concluse. La testa dello struzzo non aiuta la riflessione, però, e neanche le strumentalizzazioni, in entrambi i sensi.

Le azioni a sostegno di Sadio e più in generale dell’accoglienza proseguiranno nei prossimi giorni con una staffetta all’ospedale civile di Pescara dove Sadio è ricoverato e giovedì prossimo, in occasione della visita di Salvini nel centro adriatico, la rete solidale sta pensando di organizzare un sit-in proprio davanti al nosocomio di Pescara.

Ieri, intanto, Sadio ha ricevuto la visita del console senegalese, preoccupato come Sadio che dietro il folle gesto e il vile attentato ai suoi danni, possa esserci l’odio razziale.

Sadio nel letto di ospedale parla con un filo di voce e gli inquirenti stanno aspettando che si riprenda per poterlo interrogare meglio, per farsi spiegare dinamica e particolari di quella che appare, qualunque sia il movente, un’azione criminale di una gravità enorme. Consumata in una comunità non abituata a tanta violenza.

Sadio non è solo, recita lo slogan della rete, ma è un ragazzo distrutto psicologicamente, dice chi lo è andato a trovare, terrorizzato e sotto shock. Un ragazzo di ventisette anni che ha paura, che ha attraversato il deserto e i lager libici e che la morte l’ha vista in volto davvero lungo una strada interpoderale tra Pettorano sul Gizio e Sulmona, dove l’odio razziale, la criminalità, si pensava, fossero problemi distanti.

Commenta per primo! "Sadio e quel filo di voce"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*