Rubinetti chiusi per le microimprese abruzzesi, questo il boccone amaro da mandare giù, registrato dal Cna sui primi tre mesi dell’anno. E se alla fine del tunnel dell’imprenditoria si intravede uno spiraglio di luce non è certo per le attività più piccole come l’artigianato. Lo studio del professor Aldo Ronci messo a punto per la Cna Abruzzo, su dati della Banca d’Italia, relativi al primo trimestre dell’anno, parla di 94 milioni di incremento registrati tra gennaio e marzo a favore delle imprese, frutto di due variazioni di segno opposto: da una parte le società non finanziarie, ovvero le aziende di maggiori dimensioni, hanno avuto una crescita di 100 milioni, al contrario delle micro-imprese (ditte individuali fino a 5 addetti) che hanno invece subito una caduta di 6 milioni, spiega.
Insomma ancora una volta sono le micro-imprese abruzzesi a pagare il prezzo più alto di una ripresa che, se c’è, riguarda solo altri settori più strutturati. Negli ultimi tre mesi del 2016, la massa di risorse erogate complessivamente dal sistema bancario sul territorio abruzzese era cresciuta di 159 milioni: grazie all’apertura dei rubinetti alle imprese, con l’incremento però concentrato quasi esclusivamente nel settore manifatturiero (+254 milioni, e picchi significativi nell’area della carta e della stampa) che ha compensato il calo di tutti gli altri comparti (-160 tra cui ben 55 delle costruzioni). Mentre anche le cosiddette “famiglie consumatrici” si sono viste assegnare 55 milioni di risorse in più.
Tra incrementi di credito in regione la provincia sofferente resta L’Aquila, ma veniamo ai dati sul piano territoriale, l’incremento del credito alle imprese si è concentrato pressoché in modo esclusivo nel Pescarese che guadagna un più 121 milioni, dimensioni più contenute a Teramo (+29), con Chieti rimasta al palo (+0), e il territorio aquilano a viaggiare addirittura in controtendenza: -56 milioni. Dato interessanre è Altro indicatore del credito per abitante: “In Abruzzo è stato di 17.607 euro, valore di gran lunga inferiore a quello medio italiano pari a 23.127 euro. Tra le province, spicca Teramo (19.767 euro), seguita da Pescara (19.662), Chieti (17.816) L’Aquila con solo 12.934. Valori, questi, tutti inferiori ai 23.127 euro medi italiani”. E dello stesso tenore negativo, il tasso di interesse praticato: 7,63% a fronte del 4,87% nazionale con uno spread di 2,76 punti percentuali, a rappresentare una ulteriore zavorra per il mondo della micro e piccola impresa, che è poi quello penalizzato dai tassi elevati. Ambivalente, infine, il dato relativo ai depositi, per la prima volta in calo dopo mesi (-252 milioni): sintomo che però potrebbe essere letto come la timida ripresa di una propensione ai consumi.
Per il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo “Va salutato comunque come un fatto positivo l’aumento del credito a imprese e famiglie da parte delle banche, dopo parecchi mesi andati in senso opposto, contribuendo così a quella piccola ripresa che è in atto” ma aggiunge “si potrà parlare di una ripresa vera e propria solo quando saranno investiti anche i settore che oggi ne sono esclusi, come appunto la micro-impresa. “Di questo – conclude – a fine luglio tutto il mondo produttivo abruzzese ha parlato con il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, con l’obiettivo di sbloccare tutti i cospicui fondi, circa 40 milioni di euro, attualmente disponibili proprio per favorire l’accesso al credito di aziende di minori dimensioni. Si tratta di una partita decisiva per far ripartite davvero la nostra economia, a condizione di avvenga in tempi ravvicinati”.
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