Pronto a dimettersi dalla carica di amministratore unico: Franco Gerardini ha messo questa mattina nero su bianco la “piena disponibilità a dimettersi dalla carica, con le modalità e i tempi che comunemente saranno concordati – scrive – nell’interesse prioritario del prezioso e strategico patrimonio pubblico rappresentato oggi dal Cogesa”.
Tutto l’opposto del suo predecessore: “Alla data odierna, gli atti deliberativi (ovvero l’accettazione delle dimissioni del Cda e la nomina del nuovo organo amministrativo, ndr) – scrive Gerardini ai sindaci -, non sono stati ancora formalmente sottoscritti dal presidente dell’assemblea Nicola Guerra, sollecitato in tal senso, tramite segreteria generale, alla quale è stato comunicato, con messaggio telefonico e previa consultazione dei colleghi membri del Cda, la sottoscrizione dell’atto, concludendo che la stessa sarebbe stata chiamata quanto prima”. Aspetta e spera.
“Una situazione che crea, di fatto, in assenza di atti formalmente sottoscritti, una complessa e pericolosa difficoltà operativa del Cogesa – continua l’amministratore unico -, che deve provvedere ad alcune conseguenti procedure amministrative dettate dalla revoca immediata dall’Ufficio degli Amministratori”, prima fra tutte proprio la definizione dello stato di crisi dichiarato davanti al notaio e non comunicato alla Camera di commercio, come prevede la legge.
Insomma l’attività della partecipata è nei fatti congelata, in linea con il risveglio “sotto zero” avuto questa mattina in Valle; con il rischio di ripercussioni sul servizio e soprattutto sul futuro della società. Quella a cui tutti “vogliono bene”.
Gerardini ha messo a disposizione il suo incarico a seguito della carica dei 41, ovvero i sindaci-soci che ieri con un comunicato hanno disconosciuto l’efficacia e messo in dubbio la legittimità dell’assemblea del 30 dicembre.
”Le criticità gestionali sono tante, ma anche le possibilità di poterle risolvere con un lavoro intenso e qualificato – aggiunge Gerardini – tramite l’adozione di provvedimenti mirati e tempestivi, finalizzati a risanare la gestione ordinaria delle attività, nella logica della continuità aziendale”.
Chiudere e tutti a casa
Giusto, tutti ratti di fogna,non altro che ratti di fogna.
Gli interessi particolari più forti di quelli della comunità ! Ecco chi avete votato nei vostri comuni, gente pronta a svendere l’azienda al primo offerente !
Continuano ad arrivare nuovi ordini dall’alto dai gattopardi e ci si attiene di conseguenza.
Un plauso ai sindaci,per non fare decidere gli stessi della saca con influenze da parte di ex governatori. Tra l altro ci sono persone che volevano uscire sia dalla saca che dal cogesa . Non fate pubblicità?
L’attuale amministratore fa bene a rassegnare le dimissioni. Non può portare avanti l’azienda più importante della Valle Peligna contro la volontà di 41 Sindaci. I 6 Sindaci che hanno fatto la forzatura dovrebbero spiegarlo quantomeno al cittadino medio.
Le stesse spiegazioni ai cittadini “tutti e nessuno escluso”, dovrebbero darle i 41 Sindaci nell’indicare quali le scelte e le loro motivazioni per il conferimento dei rifiuti aquilani in una discarica pressoché colma; e se sono questi i veri motivi!
E dove erano questi 41 sindaci quando in assemblea si decideva? Te lo dico io, nello stesso posto in cui stavano quando la società affondava grazie ad una gestione pessima decisa da loro stessi, cioè a farsi i fatti loro!
I 41 sindaci dovrebbero trovarsi le discariche nei loro territori; dove erano quando la società affondava e i comitati cittadini chiedevano lumi sulla puzza nauseabonda? è una vergogna. la fascia tricolore va portata come si deve.
E scusate perché dovrebbe dimettersi essendo stato sfiduciato? Due sono le cose o si deve dimettete quindi qualcuno ha rilasciato interviste ad minchiam o non si devono dimettere essendo stati sfiduciati e quindi non si capisce cosa avete scritto.