Nella mattinata di oggi, 6 settembre, il personale del N.O.R. del Comando Provinciale dei Carabinieri di L’Aquila e della Squadra Mobile della Questura di L’Aquila hanno eseguito 13 misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila su richiesta della Procura della Repubblica.
Le 13 misure cautelari si suddividono in 6 custodie cautelari in carcere e 7 collocamenti in comunità. Esse costituiscono il culmine di una complessa attività di indagine che ha riguardato oltre 30 indagati minorenni e neomaggiorenni, accusati di reati gravi quali atti persecutori, violenze, estorsioni, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, risse che hanno afflitto il territorio aquilano negli ultimi mesi. Si è trattato di episodi che hanno destato clamore pubblico, verificatisi all’interno del centro storico.
L’indagine, culminata con l’operazione odierna è stata coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che si è avvalsa del contributo di Carabinieri e Polizia di Stato.
I soggetti raggiunti da ordinanze cautelari sono accusati di aver promosso e condotto attività dirette a creare forme di predominio su altri coetanei, di controllo di porzioni di aree urbane, di smercio professionale di sostanze stupefacenti in zone sensibili, in prossimità di scuole, di scontro con altri gruppi antagonisti di minori, verificatesi in diverse zone del capoluogo.
La nazionalità degli indagati è varia (Paesi balcanici, nordafricani, e Italia) a conferma che il disagio e la devianza minorile non ha necessariamente una specifica origine geografica. A soggetti ospitati all’interno di comunità di accoglienza si affiancano italiani o comunque residenti con le famiglie di appartenenza.
La repressione è intervenuta per evitare conseguenze estreme e più gravi,, ma l’obiettivo primario deve tendere al reinserimento dei giovani nel circuito sano della società. All’eventuale sanzione deve affiancarsi la riabilitazione.
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