E’ un divorzio che potrebbe costare caro al Cogesa quello di Pratola: la scelta dell’amministrazione Di Nino di ricorrere ad una gara d’appalto europea per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, anziché all’affidamento in house, infatti, non è solo una questione di prestigio, di coesione territoriale e se vogliamo politica.
Nel capitolato d’appalto (la cui pubblicazione è imminente), infatti, non si prevede l’affidamento del solo servizio di raccolta e spazzamento (che d’altronde fino ad oggi è stato gestito dalla Diodoro), ma anche quello di conferimento che attualmente è sancito da un rapporto diretto tra il Comune di Pratola e la società di cui è socio.
“In questo modo – spiegano il sindaco Antonella Di Nino e il delegato Antony Leone – riusciremo ad ottenere un ribasso sull’intera spesa per i rifiuti, e non solo sullo spazzamento, aggiungendo così servizi alla collettività o abbassando la tariffa”.
In termini economici potrebbe voler dire per il Cogesa una perdita di incassi di oltre 200mila euro l’anno reali e di oltre 1 milione di euro potenziali (nel caso il servizio fosse stato affidato in house), ma soprattutto il rischio di perdere quel rapporto di prevalenza con i soci che permette di garantire il controllo analogo e di conseguenza di poter godere degli affidamenti in house.
La legge dice infatti che perché si possa procedere agli affidamenti in house è necessario che la società pubblica che ne usufruisce (in questo caso il Cogesa) debba avere almeno l’80% del suo fatturato derivante dai servizi ai soci stessi.
Il Cogesa che ha chiuso il bilancio 2016 con circa 11 milioni di euro di fatturato, aveva elaborato una strategia per riuscire a compensare i circa 3,5 milioni di euro che conferisce il Comune dell’Aquila (non socio) e che rappresenta già oltre il 20% posto a limite: incamerando il servizio di Pratola e di altri centri del pescarese da inserire come soci, cioè, si sarebbe arrivati ad un fatturato di circa 14 milioni di euro, riuscendo così a ballare sulla quota dell’80% necessario.
Al netto della sentenza di Sulmona, insomma, quel milione di euro previsto da Pratola (e in parte già garantito negli scorsi anni) potrebbe far saltare il rapporto 80/20 e di conseguenza impedire gli affidamenti in house a tutti i Comuni soci del Cogesa.
Per la società pubblica sarebbe una debacle: l’inizio della fine di una società che era il fiore all’occhiello della Valle Peligna.
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