L’ingresso era nell’aria come d’altronde Il Germe aveva anticipato in un articolo ad inizio anno: l’Asm, la società che si occupa della gestione di rifiuti e partecipata interamente dal Comune dell’Aquila, è entrata a far parte del Cogesa.
Si tratta di un ingresso di limitata portata, ovvero di una sola quota societaria, ma che avrà ripercussioni importanti nella gestione del servizio, ma soprattutto in quello della discarica di Noce Mattei.
In base al regolamento Cogesa, infatti, entrando a far parte dei soci l’Asm, e con essa il Comune dell’Aquila, avranno d’ora in poi la possibilità di smaltire, oltre che trattare, i rifiuti a Noce Mattei. Insomma nel buco di Sulmona la portata dei rifiuti da smaltire raddoppia in un sol colpo, calcolando che L’Aquila da sola conferisce quasi quanto tutti i 62 Comuni soci del Cogesa.
L’unico paletto imposto dal comitato del controllo analogo composto dai sindaci, è stato quello di porre un tetto al conferimento che, come da accordi, non potrà superare le 22mila tonnellate all’anno, quanto cioè fino ad ora è stato trattato, e solo trattato, dall’Aquila.
Queste 22mila tonnellate, però, d’ora in poi saranno interrate a Sulmona e non più ad Isernia e questo pregiudica di molto la durata della discarica stessa, nonostante le rassicurazioni di durata sessantennale del presidente Margiotta, le cui previsioni si basano, al momento, su ipotesi e calcoli ottimistici (per usare un eufemismo).
In particolare al ritmo di 20mila tonnellate annue avuto finora (in realtà qualcosa di più, circa 24mila lo scorso anno) la stima di vita della discarica di Noce Mattei è fissata ad 11 anni (e non 15 come dice Margiotta). Una durata stimata su una differenziata che a Sulmona era sotto al 30% fino a dicembre scorso e che oggi, su dati dello stesso Cogesa, è salita al 55% circa. Ciò vuol dire che la quantità di rifiuti che saranno conferiti da questo mese da Sulmona saranno più o meno la metà e non un quarto (5mila dice Margiotta) a partire dal 2019.
Il punto è che L’Aquila non fa la differenziata per il momento e che quindi i sessanta anni di durata sono del tutto aleatori, seppur la differenziata a Sulmona dovesse raggiungere l’80%. Insomma lo sforzo dei sulmonesi di differenziare i rifiuti non servirà, con questo accordo, ad allungare la vita della discarica, piuttosto a farla abbassare di qualche anno (si stima circa 7-8 anni). C’è poi da valutare il fatto che la quota societaria non è stata acquisita dal Comune dell’Aquila, ma dall’Asm e quindi, tramite altri conferitori, quelle 22mila tonnellate annue difficilmente saranno ridotte, anche se il capoluogo dovesse attivare un efficientissimo porta a porta.
L’impianto di trattamento, d’altronde, per essere economicamente sostenibile deve lavorare a regime e cioè almeno con 48mila tonnellate autorizzate e per questo c’è già Roma Capitale a “darci una mano” e chissà che le 9mila tonnellate di monnezza romana autorizzate per tre mesi, non diventino poi le 30mila inizialmente ipotizzate dalla Regione.
L’Asm come premio per essere entrata a far parte del Cogesa, poi, avrà un ulteriore sconto nel conferimento che dai 121 euro a tonnellata (già ridotto rispetto ai 125 euro richiesti ai non soci), scenderà ai 115 euro riservato ai soci, cifra che verosimilmente potrebbe abbassarsi a 111 euro a tonnellata.
Ma allora, ci si domanda, cosa ci guadagna Sulmona, la Valle Peligna e il Cogesa, oltre ai rifiuti sotto il proprio suolo?
La risposta è probabilmente nel gioco della prevalenza, la quota maggioritaria nel fatturato cioè che la società pubblica deve avere a favore dei suoi soci per poter operare in regime di affidamento diretto. Quel labile equilibrio, cioè, per il quale il Comune di Sulmona e il Cogesa hanno già perso una causa al Consiglio di Stato.
Di certo Sulmona si appresta, anche in vista della riforma degli ambiti territoriali, a diventare leader nel settore della monnezza in provincia. Ad ognuno la sua vocazione.
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