Ricatto d’amore, assolta l’amica dopo 8 anni

Si era fatta tre mesi di arresti domiciliari (per i quali ora richiederà il risarcimento danni) e soprattutto la brutta fama di essere stata lei a ricattare l’amica del cuore. Una macchia difficile da sopportare in un piccolo paesino come Bugnara, dove la storia si era consumata nel 2011. A giugno scorso, però, Silvana Madonna, 65 anni, difesa dagli avvocati Adele Leombruni e Stefania Di Clemente, è stata assolta dal giudice del tribunale di Sulmona, Marco Billi, dalla pesante accusa di estorsione.

Secondo il giudice, le cui motivazioni della sentenza sono state appena rese note, infatti, non ci sono abbastanza prove del fatto che fosse stata proprio lei ad incassare i 20mila euro che nel giro di nove mesi erano stati spillati ad una ottantatrenne del posto (al tempo settacinquenne) sotto ricatto di rivelare una scappatella d’amore che la stessa donna aveva fatto decenni prima.

Silvana Madonna, che era stata scelta come tramite e corriere dal ricattatore, alla fine era stata arrestata dalla polizia di Sulmona con una tranche di 2mila euro nella borsetta, soldi che, però, la donna avrebbe preso solo per consegnarli ad un anonimo che da mesi inviava lettere alla vittima, minacciando di rendere pubblica la sua avventura amorosa. L’identità del ricattatore, alla fine, non è stata svelata; ma a Madonna, che era stata mandata a processo con l’accusa di aver architettato l’estorsione all’amica, approfittando dei rapporti stretti che con essa aveva, non è mai stato trovato il denaro della presunta estorsione. Soldi che qualcuno, comunque, ha preso. Dirimente, nel corso del dibattimento, è stata la testimonianza della stessa vittima, che ha negato che la sua amica l’avesse mai minacciata.

“L’innegabile felicità e distensione della tensione accumulata negli ultimi 8 anni – commentano i due legali della donna – non restituiranno alla signora Madonna il mormorio e quel dito puntato contro, più forte nei piccoli centri, come Bugnara; non avrà indietro i mesi trascorsi in detenzione domiciliare fino ad ammalarsi per questo motivo, ma oggi la sua innocenza trova risposta nella sentenza di assoluzione”.