Ricapitalizzazione impossibile: un’altra tegola sul piano di ristrutturazione di Cogesa

Con l’approvazione del bilancio consuntivo 2023 ieri a Cogesa, per la partecipata viene meno probabilmente un altro importante tassello del suo piano di ristrutturazione del debito, quello cioè che il tribunale aveva approvato per evitare il fallimento.

Il milione e 400mila euro quasi di buco in bilancio, infatti, non prevede esborsi aggiuntivi per i Comuni (né i relativi accantonamenti), ma va di fatto a mangiarsi le riserve di capitale che sostanzialmente riducono il valore dell’azienda. Pronta, così, chissà, ad essere venduta al primo acquirente a prezzi stracciati.

Ipotesi tutt’altro che remota se il piano di ristrutturazione delineato dagli advisor e approvato dal tribunale, che già è pieno di criticità, per stessa ammissione dell’amministratore unico Nicola Sposetti, non dovesse compiersi.

Il voto al consuntivo 2023 dando il via libera al ricorso della riserva del capitale per coprire il buco, ha infatti messo in discussione un altro passaggio del piano, quello cioè che prevedeva per 480mila euro la ricapitalizzazione della società.

La criticità è stata segnalata ieri in assemblea dal sindaco di Sulmona Gianfranco Di Piero che, come il Comune di Pratola, ha votato contro l’approvazione del consuntivo.

La norma, infatti, prevede che chi ricorre all’utilizzo della riserva di capitale per coprire un ammanco di bilancio, non può procedere alla ricapitalizzazione, passaggio questo che è previsto nel piano di ristrutturazione.

Lo dice il comma quinto dell’art. 14 del Tusp (il testo unico in materia di società a partecipazione pubblica): “Le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, non possono, salvo quanto previsto dagli articoli 2447 e 2482 ter del codice civile, sottoscrivere aumenti di capitale, effettuare trasferimenti straordinari, aperture di credito, né rilasciare garanzie a favore delle società partecipate, con esclusione delle società quotate e degli istituti di credito, che abbiano registrato, per tre esercizi consecutivi, perdite di esercizio ovvero che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche infrannuali”. 

Per farlo, spiega il Tusp, è necessario un imminente pericolo di ordine pubblico o sanitario e solo con decreto del presidente del Consiglio dei ministri di concerto con i ministri e la Corte dei Conti.

In attesa che la Meloni si occupi dei conti di Cogesa, la società vede cadere sulla testa del piano di ristrutturazione un’altra tegola: 480mila euro della ricapitalizzazione che non sarà più possibile, che si aggiungono all’incognita del milione e 200mila euro di sgravi del decreto Sud che l’Inps ha già detto di non voler riconoscere e ai crediti, per quasi 4 milioni di euro, che la società vanta nei confronti dei Comuni soci, ma che non sono tutti esigibili.

1 Commento su "Ricapitalizzazione impossibile: un’altra tegola sul piano di ristrutturazione di Cogesa"

  1. Dilettanti allo sbaraglio!

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