La pax politica o “modello Anversa” è finita: nel piccolo centro della Valle del Sagittario, infatti, l’accordo pre-elettorale di gestione unitaria del paese è stato tradito con la revoca dell’assessore in quota alla “minoranza” Massimo D’Alessandro.
Una rottura dovuta fondamentalmente ai problemi personali che hanno costretto il sindaco a delegare la gestione del paese al suo vice, con la conseguente spaccatura tra vincitori e vinti.
Il piccolo centro, 223 votanti nell’ultima tornata del 2020, aveva raggiunto un accordo tra le due liste locali (le altre due erano di agenti di polizia) ovvero Concordia e Progresso e Per Anversa Domani: a chi perdeva, era l’accordo, andava un assessore, al fine di partecipare attivamente alla gestione del paese.
L’accordo ha retto per un paio di anni, poi dallo scorso anno l’indisponibilità del primo cittadino e le redino passate di fatto al suo vice, con l’esclusione progressiva, sostiene D’Alessandro, dell’altra lista dalla “stanza dei bottoni”.
Motivo scatenante, forse, la contrarietà della lista Per Anversa Domani all’alienazione della villetta comunale e all’aumento di Imu e Irpef.
“Il far parte della Giunta era ormai fittizio, dato che non venivo informato, mi trovavo sempre di fronte al fatto compiuto, e i suggerimenti che fornivo (a esempio sul regolamento Tari) cadevano nel vuoto – scrive D’Alessandro -. La mia posizione, di crescente critica nei confronti dell’Amministrazione, poteva sembrare contraddittoria visto che dell’Amministrazione facevo comunque, almeno formalmente, parte”.
Ognuno torna al suo posto, insomma, il “modello anversano” può dirsi fallito e l’atomo spaccato.
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