In questo dinamismo entra in gioco il “pericoloso immobilismo” della Regione Abruzzo. Tra il 2014 al 2015 è stata istituita una apposita delega, un ufficio ed osservatorio regionale con rispettive linee guida, è stato conferito l’incarico per la costituzione di un gruppo di lavoro ed abbozzato una schema di protocollo d’intesa per l’adesione al contratto di fiume. Ad oggi tutto questo gran da fare appare “congelato”. E’ questa la denuncia di Schiazza il quale ricorda la terza riunione per la costituazione della cabina di regia, andata deserta. “In una Regione ipoteticamente facile veloce e verde- prosegue Schiazza- occorrerebbe che l’amministrazione regionale procedesse a predisporre un capitolo di bilancio dedicato, sull’esempio di quanto avviene nelle altre Regioni, per finanziare il processo di diagnostica partecipativa al fine di addivenire alla redazione di Piani Strategici (poche centinaia di migliaia di euro)” e l’attuazione dei piani strategici agganciati alla programmazione comunitaria. Niente di così difficile, insomma.
Schiazza, inoltre, sottolinea l’eventuale necessità di promozione attraverso la formula “contratto dei contratti ” “quale insieme di contratti di fiume attivati in ambiti locali differenziati, ma comunque incidenti sullo stesso corpo idrico, con obiettivi ed approcci comuni. Tale strumento verrà attivato in ambiti territoriali articolati e complessi o in presenza di fiumi interregionali”. Una adeguata governace potrebbe, in simili casi, fornire un piano comune già messo all’opera altrove.
Passi che la Regione pare non stia facendo “ma occorre assumersi la responsabilità di comunicarlo e di ammettere che non si è in grado di programmare processi innovativi o di esserne partecipi” conclude il presidente dell’associazione.
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