La deadline per la presentazione definitiva delle liste per le regionali è dietro l’angolo e sono ancora da definire gli ultimi accorgimenti. Uno su tutti è la collocazione dell’Udc, che ha rotto il tavolo col centrodestra dopo l’opposizione della Lega alla candidatura di Gerosolimo o a suoi uomini. I democristiani stanno valutando l’opzione centrosinistra, dove il candidato presidente Giovanni Legnini li accoglierebbe molto volentieri, ma si valuta anche la possibilità di candidarsi con Fabrizio Di Stefano in quello che sarebbe nei fatti un quarto raggruppamento che potrebbe superare la soglia di sbarramento del 4%, ma che soprattutto potrebbe sottrarre voti al centrodestra.
La visita di questi giorni del vice premier Matteo Salvini, che un po’ come uno showman ha passato il tempo a fare selfie più che a parlare di politica, venendo anche contestato a Teramo e a L’Aquila, non sembra aver giovato più del dovuto al candidato presidente del centrodestra Marco Marsilio che continua ad essere percepito come “paracadutato” da Roma. Su questo ha avuto gioco facile Legnini che ha attaccato dicendo: “Chi vota il centrodestra, non vota Salvini, ma vota Marsilio”, sottolineando appunto che il clamore generato per la visita di Salvini non si traduce automaticamente in consenso per Marsilio. Intanto Marsilio è impegnato da due giorni in Alto Sangro, dove ha incontrato i cittadini, operatori economici ed amministratori e in merito dichiara: “I residenti sono i custodi di questa comunità il territorio deve diventare un’eccellenza che da tutelare. Non serve arrivare, infatti, alle Dolomiti per scoprire paesaggi naturalistici che affascinano sia d’estate sia d’inverno. L’Abruzzo deve recuperare la consapevolezza dell’importanza di queste montagne”.
Il supporto dei leader nazionali è arrivato anche per la candidata Cinque Stelle Sara Marcozzi che è stata accompagnata in questo weekend dall’altro vice premier Luigi Di Maio. È chiaro che l’Abruzzo sarà un test molto importante per le forze di governo, in vista anche delle elezioni europee e per questo i leader nazionali ci tengono a ben figurare. La Marcozzi dal canto suo sembra sicura della vittoria e dichiara: “La legge elettorale regionale ci permette di governare da soli, per cui noi facciamo una campagna elettorale semplice, portando avanti i temi che abbiamo trattati in questi ultimi 4 anni e mezzo: lavoro, sanità, riduzione delle lista d’attesa e condizione delle strade”.
Un big nazionale arriva anche per il centrosinistra, è annunciata per oggi infatti, la visita a L’Aquila dell’ex segretario nazionale del Pd Maurizio Martina. Legnini sui social attacca il centrodestra riportando le dichiarazioni dei leader regionali contro Marsilio, poi lascia da parte gli avversari e parla ai suoi elettori e scrive: “Noi vogliamo arrivare lontano, volare alto, ricostruire la nostra regione, renderla ancora più bella ed accogliente, farne una regione delle opportunità e della giustizia”, non poteva esserci altro annuncio per chi per cinque anni è stato a capo della magistratura.
Uno scossone a sinistra sembra averla data la “desistenza” di Sinistra Italiana nei confronti di Legnini. Il partito infatti, ha scelto di appoggiare l’ex vice presidente del Csm senza presentare il suo simbolo, ma candidando suoi esponenti delle liste del centrosinistra. Questo non è andato giù al segretario provinciale dell’Aquila Domenico Capaldo che ha rassegnato le sue dimissioni da tutti gli incarichi di partito. In merito scrive Capaldo: “I modi e le forme con le quali si è arrivati a dare di fatto l’appoggio a Legnini rappresentano un cortocircuito, una negazione della prospettiva dell’alternativa del quarto polo alla quale si stava lavorando. D’altra parte, tutto si profila meno che la ‘discontinuità’ sbandierata da Legnini, basta guardare quali saranno i candidati che lo sosterranno, spesso in perfetta continuità con la giunta D’Alfonso, continuatori di quelle scelte politiche che hanno fortemente penalizzato le aree interne, ed in particolare la Valle Peligna”.
Savino Monterisi
Sarebbe bene ricordare a chi vive e lavora nella nostra Valle quale “discontinuità” il PD (urbescamente nascosto nel simbolo) vuole farci credere di stare costruendo. Poi per carità ognuno sarà libero di decidere del proprio futuro, ma per favore senza sbandierare alti ideali di democrazia o di genuinità territoriali. In questa tornata forse più delle scorse volte gli elettori farebbero bene a controllare bene più i candidati a consigliere piuttosto che gli aspiranti “presidente”.