Reginella detronata: il tribunale dichiara il fallimento dello storico caseificio

La corona l’ha deposta la settimana scorsa il tribunale civile di Sulmona: Reginella d’Abruzzo, lo storico caseificio di Sulmona che per settanta anni ha fatto la storia dell’industria casearia in Valle Peligna e non solo, è stata detronata. In liquidazione giudiziale, per dirla in termini giuridici, quello cioè che una volta si chiamava fallimento. La richiesta di concordato preventivo non ha infatti ricevuto l’omologazione da parte del collegio del tribunale che, sulla base anche di una perizia, ha ritenuto non sostenibile il piano di ristrutturazione del debito.

Quasi 6 milioni di euro che si pensava di ricavare dalla cessione di immobilizzazioni materiali (opificio, piattaforma logistica, azienda agricola, impianti e autoveicoli), dalla liquidazione di immobilizzazioni finanziarie e dalla compensazione dei crediti e delle poste attive.

A non convincere i giudici, in particolare, è stata la valutazione dell’avviamento, ovvero del marchio, quotato nell’ipotesi di concordato oltre 1,6 milioni di euro, ma ridotto a meno di un quarto dal perito, sulla base anche del fatto che l’interruzione della produzione e l’uscita dal mercato, e quindi dei rapporti con la grande distribuzione, abbia ulteriormente ridotto il valore della corona di Reginella. Non solo: ai danni causati dall’inattività per un anno, quando cioè il caseificio chiuse i battenti si sperava in modo temporaneo, si è aggiunto il vulnus della vendita parcellizzata dei cespiti aziendali (come proposto) e ancora l’infruttuoso interessamento di terzi acquirenti in sede di composizione negoziata.

Così la settimana scorsa è arrivata la sentenza che apre la dichiarazione di liquidazione giudiziale, con la nomina di un curatore, nella persona dell’avvocata Alessandra Vella, e la richiesta di consegna dei libri contabili in tribunale, con l’udienza per l’esame del passivo fissata a giugno. Contestualmente i magistrati dovranno verificare, come da prassi, se sussistono eventuali profili penali nel fallimento dell’impresa.

Una storia decennale finita male, insomma, risucchiata da una crisi dovuta prima al calo delle vendite causata dalla pandemia e poi dall’impennata dei costi energetici dovuta all’instabilità del quadro internazionale, fattore, questo, di cui il caseificio, fabbrica energivora nei fatti ma non sulla carta, ha sofferto in modo particolare.

Nessuna prospettiva, insomma, di rilanciare il marchio e l’attività, con i 31 dipendenti in forze al momento della chiusura che in parte restano con la disoccupazione e in parte hanno trovato nuove collocazioni lavorative.

1 Commento su "Reginella detronata: il tribunale dichiara il fallimento dello storico caseificio"

  1. Luigi Gagliardi | 26 Marzo 2024 at 16:15 | Rispondi

    È un vero peccato che un buon caseificio chiuda, a Torino non riesco a trovare delle buone mozzarelle,neanche comprandole nei vari caseifici.
    Chissà se potrebbero aprire nuovi mercati al nord, qualità e la bontà c’è.

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