(spazio a pagamento, mandatario/committente Davide Cimarelli)
Gli antichi romani ci insegnano che le direttrici di trasporto sono fondamentali per lo sviluppo di un territorio, secondo lei su quale asse deve posizionarsi la Valle Peligna?
Io penso che il comprensorio peligno debba avere il coraggio di scindere il cordone deteriorato con il capoluogo di Regione e rafforzare l’asse – non solo infrastrutturale, ma anche commerciale – che da Roma porta a Pescara perché secondo me è la linea della vita e dello sviluppo economico di questo territorio. L’asse verticale L’Aquila-Sulmona non ha funzionato perché nella città di Federico non hanno avuto interesse verso di noi. Se lo avessero avuto avrebbero proposto di mettere in collegamento l’Abbazia Celestiniana con Collemaggio, Campo Imperatore con l’Aremogna, la Perdonanza con la Giostra Cavalleresca, ma nulla di tutto ciò hanno fatto e mai hanno pensato di fare.
Un asse commerciale sul quale però le infrastrutture hanno un peso determinante
Certamente e lo avranno ancora di più in seguito. È necessario che i cittadini sappiano che siamo nel mezzo di un corridoio europeo molto importante: il Corridoio 5, che parte da Lisbona, attraversa Barcellona, Roma, l’Italia centrale e si dirige nei Balcani. Per questo, per me è naturale, che il nostro territorio guardi in questa regione, da un lato a Pescara e dall’altro ad Avezzano, perché è su questa linea che si sviluppano tutta una serie di sinergie e di prospettive che saranno fondamentali.
In quest’ottica la bretella ferroviaria che Trenitalia vorrebbe realizzare per bypassare la stazione di Sulmona è un’opera sovrapponibile al Corridoio 5?
La bretella ferroviaria è un’offesa alla logica perché spendere 11 milioni di euro per 500 metri di ferrovia è una cosa ridicola ed assurda, per di più sono soldi dei cittadini. È illogica perché non comporta un risparmio di tempo effettivo, comporta solo il fatto che i treni provenienti dall’Aquila non entreranno più nella stazione di Sulmona, non se ne capisce il senso. In realtà quell’opera nasconde un’altra cosa, ovvero l’intento della politica aquilana di scipparci il Corridoio 5. Quest’estate era stata lanciata la proposta di deviare il Corridoio 5 dall’asse Roma – Avezzano – Sulmona – Pescara a quello Roma – Nord – Rieti – L’Aquila – Pescara con un notevole aggravio dei tempi, ma se la politica aquilana ha messo gli occhi su questo corridoio è perché sa bene – loro che sono astuti ed hanno un fiuto pregiato per le opportunità – che questa è un’occasione commerciale, economica e finanziaria straordinaria e se stanno cercando in tutti i modi di scipparla è perché sanno che la sua redditività è molto alta.
Quali altri sviluppi ci potrebbero essere da quest’asse Roma Avezzano Sulmona Pescara da lei prefigurato?
Quando fu disegnato il collegio elettorale, col quale ci prepariamo ad andare al voto, in città si è gridato allo scandalo perché lo si è visto come un posizionamento innaturale per la Valle Peligna. Io sono stato l’unico a cantare fuori dal coro dicendo che questa invece era una grande opportunità per il territorio per i motivi che dicevo prima. Il collegio elettorale non è altro che una finestra naturale verso l’Adriatico, è verso quell’approdo che secondo me dovrebbe essere il riferimento di questo territorio.
A questo si possono agganciare altri discorsi, penso al nostro Ospedale oggetto di ridimensionamento in nome del calo dell’utenza e della Spending Review, proviamo a pensare a cosa potrebbe succedere se il nostro comprensorio si affacciasse nell’alta Val Pescara. Automaticamente quello potrebbe diventare un bacino di utenza prezioso e potrebbe giustificare un presidio ospedaliero con una potenzialità completamente diversa da quella che gli è stata assegnata in questo momento.
Lo stesso discorso vale per il Tribunale. Fra i tanti progetti per salvare il Tribunale di Sulmona uno dei più fattibili era quello che prevedeva di farlo diventare Tribunale di riferimento dell’Alta Val Pescara. Aprirsi al pescarese potrebbe rendere più facile allargare il territorio del Tribunale di Sulmona per aumentarne l’utenza e salvarlo evitandone la chiusura.
Ha parlato di due importanti spoliazioni che il territorio potrebbe subire – tribunale e ospedale – ma su di noi grava anche qualcosa di ben più ingombrante come la centrale Snam, cosa pensa a riguardo?
In cambio delle spoliazioni non ci mandano investimenti produttivi, bensì la centrale Snam. La nostra posizione è chiara, già nel 2011 grazie ai miei rapporti con l’allora Assessore Umbro Socialista Silvano Rometti, riuscimmo a far cambiare posizione alla Regione Umbria che in sede di Conferenza di Servizi negò l’intesa allo Stato per il metanodotto Rete Adriatica. Noi temiamo che ormai sia tardi per opporsi all’opera ma se qualche spiraglio per bloccarla è ancora aperto questo va senza dubbio percorso. Quando anche questo cesserà di esistere secondo noi alla politica spetterà il compito di cercare di minimizzare gli effetti di tale opera chiedendo alla Snam una centrale meno impattante possibile.
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