Un corso di educazione giuridica per i ragazzi migranti, ospiti delle strutture sulmonesi. Un percorso, di base, che partirà giovedì prossimo 21 giugno, con l’intento di fornire ai giovani un’infarinatura su quelli che sono i diritti e i doveri, le norme, le tutele che possono essere più che fondamentali nell’affrontare in piena contezza le problematiche, i dubbi e avere così anche maggior dimestichezza con l’ordinaria documentazione.
Conoscenze queste da acquisire man mano nelle settimane grazie ad un pool di avvocati e docenti che si sono messi a disposizione. Il corso si svolgerà in un’aula all’interno del tribunale di Sulmona, spiega l’avvocato Lando Sciuba, tra i promotori dell’iniziativa, “sarà un opportunità per colloquiare sul nostro sistema, sull’impianto giuridico italiano, un modo per fornire strumenti utili a loro e a noi per relazionarci in maniera più efficace, per avere maggior consapevolezza, non incorrere in errori e per potersi tutelare”.
Intanto l’associazione Ubuntu, che supporta, grazie ad uno staff di professionisti, i ragazzi africani arrivati in città ormai da 3 anni, interviene sulla vicenda di cinque giorni fa ai danni di un ragazzo ospite della Casa Santa, esprimendo forte preoccupazione “per la dinamica sociale discriminatoria e xenofoba innescata dalla campagna d’odio su cui l’attuale governo sta improntando la propria politica sociale”. Sulla questione spiegano: “Per alcuni giorni ci siamo chiesti se e come intervenire in merito all’aggressione”. Attesa, questa, motivata dalla necessità di acquisire informazioni più chiare dagli inquirenti e che ha dovuto confrontarsi nel frattempo con un’orbita vorace tra “l’assordante frastuono di inesattezze, commenti razzisti, slogan twittati male, abbiamo cercato di comprendere come meglio rivolgerci anche ad un pubblico animato da un odio profondo e immotivato”. Una campagna d’odio, sottolineano senza giri di parole “amplificata dai mass media, dai social network e dai commenti offensivi e razzisti in calce agli articoli pubblicati dai quotidiani locai che rischia di investire, in futuro, tutto quello che risulta percepito come diverso e fuori dai binari”. Ubuntu condanna il grave gesto e rivolge un invito alla coesione sociale, nel sostegno alle vulnerabilità, tutte, senza discriminazione di sorta. “Senza se e senza ma, Restiamo Umani”.
Un’occasione per respirare quella coesione sociale sarà il film The Harvest (2017) di Andrea Paco Mariani, prodotto da SMKvideofactory grazie ad una campagna di crowdfunding sulla piattaforma OpenDDB, in collaborazione con la Cooperativa InMigrazione. Un docu-musical che giovedì 21 giugno alle 17:30 sarà proiettato nella sede dell’Associazione Culturale SulmonaCinema in via Alessandro Volta (zona Villa Comunale), in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, seguirà a fine film il dibattito alla presenza del regista.
A promuovere l’appuntamento il Collettivo AltreMenti, la storia è quella di Gurwinder, che ci porta davanti agli occhi quello spaccato sconosciuto ai più per molto tempo, questione radicata negli ultimi anni: lo sfruttamento dei migranti nelle campagne, in questo caso dell’Agro Pontino, tra i luoghi maggiormente infiltrati dalla camorra, il capolarato. Sono migliaia gli esuli, provenienti principalmente dall’Africa e dall’Oriente che sostengono l’agricoltura italiana, tra le principali eccellenze del nostro Paese, lavorando in schiavitù. Storie di lavoro estenuante per pochi euro, di sacrifici fisici e psicologici di chi, contro i dettami del suo stesso credo, assume metanfetamine e sostanze dopanti per reggere i pesanti ritmi di lavoro e mandare i soldi in India. Tra raccolto, permessi di soggiorno da rinnovare e buste paga fasulle.
“Oggi i migranti sono sfruttati, schiavizzati, sottopagati – ribadiscono da AltreMenti – Lo sfruttamento di chi approda in Italia con la speranza di una nuova vita è strettamente connesso con le dinamiche attuali del capitalismo e le testimonianze proposte nel film lo documentano molto bene”.
Una proiezione per ribadire la contrarietà alla chiusura dei porti italiani “e per ricordare pubblicamente il recente omicidio di Soumayla Sacko, bracciante agricolo maliano e sindacalista dell’USB che, nella tendopoli di San Ferdinando in Calabria, lottava per i diritti dei migranti ridotti in schiavitù”.
A.S.
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