Se fosse stato oggi, con in vigore il nuovo Decreto anti-rave (convertito in legge il 30 dicembre scorso), e non poco più di cinque anni fa, le pene rischiate sarebbero state di ben altra portata: dai 3 ai 6 anni di reclusione. Che a scorrere le date di nascita degli otto imputati ieri alla sbarra del tribunale di Sulmona, sembrano un po’ troppe: poco più che ventenni, quasi tutti, finiti sotto processo con l’accusa di invasione di edificio.
In 382, avevano poi calcolato i carabinieri, si erano recati a quella festa “improvvisata”: due giorni di musica tecno nel capannone di quella che fu la ex ceramiche Saba a Raiano.
Una notte di Halloween durata quasi due giorni, quaranta ore o poco più, dalla sera del 31 ottobre alla mattina del 2 novembre del 2017, quando alla fine stremati, ma senza forzature, quel fiume di ragazzi provenienti da tutta Italia e da diversi Paesi d’Europa, aveva sfollato in ordine sparso quella fabbrica chiusa, ma non giuridicamente abbandonata, essendo sotto la tutela di un curatore fallimentare.
I danni riscontrati, anche questi contestati nei capi d’imputazione, furono notevoli, nonostante nella fabbrica fosse rimasto solo il ricordo di un sito produttivo: ma soprattutto quei ragazzi ruppero i lucchetti, di fatto occupando una proprietà privata con uno scasso. Per protesta disse qualcuno di loro alla stampa.
Ieri una sfilata di testimoni a palazzo Capograssi: ragazzi, ancora, dopo cinque anni e poco più, che a dire il vero non sembrano cambiati molto, almeno nel look. Per loro, hanno raccontato al giudice del tribunale di Sulmona, Concetta Buccini, si era trattato di un’improvvisata: un pranzo tra amici in un ristorante fuori Roma e poi la decisione, improvvisa, di partire. In autobus fino all’Aquila, poi in treno fino a Raiano e a piedi o in autostop fino alla fabbrica. Per ballare, anzi per socializzare, e non certo per lavorare.
I carabinieri e la procura di Sulmona hanno dovuto fare un grosso lavoro di scrematura per individuare i presunti rei: dei quasi quattrocento presenti, alla sbarra sono finiti in otto, quelli che erano alla guida dei furgoni che portavano amplificatori e palchi e che, presumibilmente, sono stati identificati come gli organizzatori.
Per loro la “musica” durerà ancora per un po’: il 27 marzo la chiusura dell’istruttoria e poi la sentenza. Che però dovrà attenersi alla vecchia legge, prima che i rave party diventassero un “crimine” tanto grave.
Ma delle sparatorie che stanno succedendo a Sulmona ne vogliamo parlare o se non ci sono rom di mezzo a nessuno interessa?!?
Rimba le sparatorie sono a pratola