“Brutto e preoccupante”. Non utilizza mezzi termini i capogruppo Pd, Silvio Paolucci, nel definire il rapporto Gimbe 2024 sul sistema sanitario nazionale che parla di 120.000 residenti in Abruzzo che restano fuori dalle prestazioni e dai servizi sanitari. Secondo il documento, infatti, il 9,2% di famiglie abruzzesi rinuncia alle cure. Un dato preoccupante se paragonato al dato medio nazionale (7,6%) e che pone la regione al quarto posto per pazienti che per ragioni economiche decidono di non curarsi.
“Il trionfalismo imbarazzante di Marsilio rispetto a inaugurazioni di mura senza servizi è stato punito dai dati – commenta Paolucci – la regione è in fondo alla classifica degli adempimenti LEA, dato più che confermato dallo scorso anno con il -30,86 del nuovo rapporto. Significa che restiamo fra le sei zone rosse nazionali dei tre parametri (area prevenzione, area distrettuale e area ospedaliera), rispettivamente con il 49,31 su prevenzione, 62,18 su area distrettuale e 73,10 su area ospedaliera: il punteggio totale è di 184,59 che ci considera come “regione inadempiente” secondo il nuovo sistema di garanzia”.
Chi invece decide di curarsi lo fa sempre più fuori dall’Abruzzo, come conferma il saldo negativo della mobilità passiva interregionale, che ci vede al sestultimo posto, con oltre 100 milioni di euro di oneri. E chi fugge, va sempre di più verso la sanità privata: l’Abruzzo è al 43,6 per cento di ricoveri e prestazioni specialistiche erogate da strutture non pubbliche e per ricoveri ordinari e day hospital e specialistica ambulatoriale addirittura supera di ben 10 punti il pubblico con una percentuale pari al 45,1 per cento contro il 35,9.
“L’autonomia differenziata sarà la ciliegina su una torta già indigesta per l’Abruzzo – rimarca Paolucci -, perché metterà le regioni in competizione, acuendo le difficoltà di quelle già in affanno come la nostra. Il rapporto della Fondazione Gimbe scrive a chiare lettere che il Sistema sanitario nazionale è a rischio, a causa di politiche sbagliate a livello governativo e con pesanti criticità a livello regionale, che condurranno a ulteriori tagli, come dimostra l’andamento della spesa sanitaria rispetto al PIL. Per queste ragioni con la legge per il “Riordino della disciplina in materia sanitaria che il centrodestra ha bocciato, avevamo proposto un ancoraggio, mirando a un adeguamento della spesa sanitaria attraverso la modifica l’articolo 1 del decreto vigente, affinché l’importo delle risorse finanziarie destinate al servizio sanitario nazionale venisse determinato in misura non inferiore al 7,5 per cento del PIL dell’anno precedente. Se la proposta fosse passata, l’indice di spesa già sceso al 6,6 sul Pil l’anno scorso, non sarebbe all’attuale 6,2 con la prospettiva di scendere ancora con il governo di destra. In sostanza i dati confermano tutti gli allarmi che lanciammo mesi fa sullo stato della sanità territoriale: dalla messa il rischio del diritto alla salute che proprio il sistema regionale dovrebbe assicurare, alla rinuncia alle cure per la crescente povertà delle famiglie, passando per la pesante incidenza che avrà su un quadro già così penalizzante per l’Abruzzo anche l’entrata in vigore dell’autonomia differenziata, nonché l’inefficacia di una governance territoriale Regione/Asl alle prese con disavanzi in pesante crescita. Segni tutti, questi, di un fallimento di cui sono artefici il Governo nazionale a guida Meloni e quello regionale a guida Marsilio: chi governa è rimasto fermo sugli investimenti e sulle soluzioni a vantaggio della comunità, proprio come dimostra il rapporto e come racconta bene anche la realtà regionale con il deficit delle Asl, le liste di attesa e la caduta di prestazioni e servizi: è il fallimento totale dell’era Marsilio che ci porterà verso un nuovo commissariamento del comparto”.
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