Nell’anno del turismo delle radici, ci sono tante famiglie italiane all’estero che non riescono a ricostruire la propria storia.
È il caso di José Gregorio e di suo padre José Gregorio (è facile nei paesi di cultura latina dare lo stesso nome al primogenito). Da anni cercano disperatamente di ritrovare la famiglia di origine, ma si scontrano contro la burocrazia e la diffidenza delle persone che hanno provato a contattare.
Il nonno di José Gregorio era partito da Pratola o forse da Sulmona durante gli anni ‘50. Il suo nome Pasquale Traficante Magno. Il figlio ricorda che la famiglia era proprietaria di vigneti.
Partito con ogni probabilità da Napoli con una delle navi durante l’ondata di emigranti che hanno spopolato la nostra vallata lo scorso secolo.
In Venezuela Pasquale lavora come tecnico minerario e si innamora di una donna che non arriverà mai a sposare, ma dalla quale avrà tre figli: José Gregorio, Antonio e Pascual. Di Pasquale la famiglia non ha documenti, se non il certificato di morte: omicidio. A fine dicembre del 1967 questo padre di famiglia viene ucciso dal socio e lascia i tre figli senza nessun riconoscimento giuridico. Infatti subito dopo la madre li va a registrare con il suo solo cognome: Lizardo. Chi ha vissuto in paesi come il Venezuela, sa perfettamente lo stigma di aver un solo cognome. Rivela a tutti che quei figli sono nati fuori da un matrimonio e che non sono stati riconosciuti dal padre. Ma così non è, perché Pasquale non ha avuto semplicemente il tempo per farlo, perché ucciso dal suo socio in affari, la persona con cui condivideva i sacrifici e la dura vita nella miniera.
In quella miniera Pasquale portava il figlio più grande; a José Gregorio raccontava dell’Italia, dei parenti che aveva lasciato, gli cucinava la pasta e intanto gli insegnava quel mestiere pericoloso. José Gregorio aveva 8 anni quando suo padre fu ucciso, lasciando lui e i suoi fratelli minori senza la possibilità di contattare la famiglia italiana.
Ora quel bimbo ha 65 anni, come tanti venezuelani è dovuto scappare dalla terra dove è nato, così come suo figlio. Una diaspora che il popolo venezuelano continuerà a soffrire, anche tenuto conto della nuova vittoria di Maduro che proprio in queste ore ha suscitato una violenta rivolta in tutte le città venezuelane. José Gregorio padre si trova attualmente in Spagna e José Gregorio figlio in Olanda. Ma sono accomunati dalla voglia di ritrovare le loro origini, di conoscere i parenti che ancora abitano qui, di mangiare quella pasta che Pasquale raccontava al primogenito, di riconoscere nei tratti e negli occhi di altri Traficante Magno, quei tratti persi nel lontano 1967.
Chi ha qualche informazione, può scrivere al nostro giornale (info@ilgerme.it).
Liana Moca
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