Quel che sarà

Gli anni non passano inutilmente, altrimenti la vecchiaia sarebbe una cosa terribile: una maledizione che colpisce chiunque abbia la sventura di nascere e rimanere in vita.
Dall’alto della nostra età, ci toccherebbe invidiare i giovani, fingendo di non capirli, trattandoli con sufficienza e ritenendoli peggiori di come eravamo noi alla loro età. Tutto questo, solo per dar voce e sfogare l’incontenibile rabbia provocata dal constatare che quei tempi per noi sono ormai iti, finiti, andati e fuiti, lasciandoci qui, con addosso mille ricordi e la spiacevole sensazione di non esserceli goduti abbastanza.
Non è affatto così.
Basta ripensare a certi compiti in classe, alle sofferenze d’amore, agli scontri con i genitori, alle minestre di legumi spappolati da mangiare per forza e agli imbarazzanti brufoli sul naso, che nascevano sempre il giorno della festa, per renderci conto di come quegli anni non siano affatto volati.
Sono trascorsi proprio come stanno facendo quelli attuali: con i secondi che compongono i minuti, i minuti che formano le ore e le ore che, passando, ci portano alla fine di ogni giornata.
Quegli anni ci hanno attraversati alla giusta velocità e li abbiamo vissuti e goduti al meglio, in base a ciò che eravamo allora: tanto diversi da ciò che siamo oggi.
A quei tempi eravamo molto simili ai nostri figli, che, invece, spesso ora affermiamo di non capire.
Se avessimo davvero dimenticato tutto, la nostra vita sarebbe stata solo una mera accozzaglia di eventi accaduti per sbaglio, senza essere serviti a niente.
Abbiamo camminato attraverso ogni secondo dei minuti delle ore dei giorni di questi anni: ne abbiamo viste e fatte tante, vincendo, perdendo, imparando lezioni, distruggendo ostacoli, pur di non saltarli, e costruendo ponti sui quali il nemico ci ha attaccati ancora.
E sarebbe stato tanto bello averlo al di fuori della nostra anima l’invasore: in quel caso sarebbe bastata una semplice bomba per difendersi.
Ora, finalmente, possiamo prenderci il lusso di mettere fiori nei nostri cannoni e scrutiamo il mondo non per elaborare piani di attacchi o difesa, ma per trovare l’angolo adatto in cui stare bene, in pace, tranquilli.
Finalmente sereni, riusciamo a guardare con occhi magnanimi i giovani, senza paragonare troppo i nostri tempi ai loro ed evitando di trovare orribile il modo in cui si abbigliano, parlano, si stravaccano sul divano e ce l’hanno con noi.
Però la storia va tramandata e noi non ci stancheremo mai di raccontare la nostra a chi ha voglia di ascoltarla, anche se è più noiosa di quella -magistra vitae- che si studia a scuola, perché di eventi eclatanti non ne abbiamo vissuti tanti, ma di emozioni sì. Di quelle la nostra storia è piena.

È un miracolo se non siamo impazziti di gioia, di dolore, di noia o di paura durante tutto questo tempo. Non abbiamo permesso a niente di distruggerci, ma a tutto di fortificarci. Siamo ancora in grado di stupirci e di sognare, ma solo perché abbiamo capito tutta la vita che ci ha portati fin qui.
E continuiamo a vivere, scrivendo nuovi capitoli che probabilmente appaiono meno avvincenti dei precedenti, ma solo a chi non sa leggere tra le righe di un racconto e tra le rughe di un volto. A chi non capisce che quel che è stato ha determinato quel che è e renderà possibile quel che sarà.
E sarà quel che sarà: esattamente come lo faremo essere.

gRaffa
Raffaella Di Girolamo

1 Commento su "Quel che sarà"

  1. Patrizia.paolilli | 11 Agosto 2018 at 15:09 | Rispondi

    articolo veramente bello e veritiero.ci colpisce per la sua realtà esattamente raccontata e vissuta.

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