E’ un’eredità non da poco, da almeno 100mila sterline al mese: quanto fruttano cioè oggi i diritti d’autore di Dylan Thomas, l’ultimo bardo, il poeta e scrittore gallese morto sessantacinque anni fa. Un’eredità contesa, ieri, al tribunale di Sulmona, dove, con l’accusa di truffa, circonvenzione d’incapace e appropriazione indebita, sono state rinviate a giudizio quattro persone: Louise Barret Brentnall moglie del figlio dello scrittore (Colm Garan), Angelo Paletta, Raffaele Gentile e Antonio Gatta.
Il processo, voluto dal fratello di Colm Garan, Francesco Fazio (figli della stessa madre, Kathleen MacManara, moglie di Dylan), era nato nel 2012 quando, dopo la morte a Sulmona di Colm Garan, si aprì una diatriba in relazione alla vendita della casa a Scanno della famiglia Thomas: 127mila euro di profitto che, in realtà, nascondono dietro la partita ben più sostanziosa del trust dei diritti d’autore, ovvero di essere riconosciuti come legittimi eredi del patrimonio di Dylan Thomas.
Fazio, fratello di madre di Colm Garan, rappresentato dagli avvocati Gaetana e Aldo Di Ianni, ha rivendicato, come parte civile, la legittimità a quel “titolo”, vincendo ieri la prima parte di una battaglia legale che si annuncia infuocata.
A provare a mettergli i bastoni tra le ruote era stata poco prima che il figlio di Thomas morisse, la moglie, l’australiana Louise Barret Brentnall che, sostiene l’accusa, con la complicità di Angelo Panetta (amico di Colm Garan) si fece intestare come unica erede la vendita della casa di Scanno.
Una storia complicata, nella quale sono entrati come imputati (difesi da Uberto Di Pillo e Giovanni Mastrogiovanni) anche Raffaele Gentile e Antonio Gatta, accusati questi ultimi di aver svuotato la villa di Scanno della mobilia, dei libri e delle foto che appartenevano alla famiglia Thomas.
Il giudice per le udienze preliminari Giorgio Di Benedetto ha così deciso che la vicenda dovrà essere chiarita davanti al tribunale, con la prima udienza fissata per il prossimo 3 luglio.
Un finale non ancora scritto, degno di un vero e proprio romanzo, come al bardo si conviene.
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