Punto nascita, Pd, Sbic e Ronci esprimono le proprie preoccupazioni

Il punto nascita è ancora l’attualità del dibattito politico sulmonese e in attesa del consiglio comunale straordinario che si terrà il 10 novembre, sono il circolo cittadino del Partito Democratico e Sbic a pronunciarsi in merito.

Per il segretario del Pd Sergio Dante, la possibilità avanzata dal “Comitato percorso nascita nazionale” di chiudere il punto nascita di Sulmona è incomprensibile e dannosa e priverebbe il Centro Abruzzo di un servizio fondamentale e di un diritto insostituibile anche in considerazione delle particolari condizioni orografiche del territorio. Inoltre, ricorda Dante, così facendo il governo “giallo-verde” mortifica il territorio peligno e vanifica lo sforzo e la richiesta presentata dalla Regione Abruzzo di proroga del decreto Lorenzin, approvato nella scorsa legislatura dal governo di centrosinistra.

Poi Dante lancia una stoccata all’ex assessore alle Aree Interne Andrea Gerosolimo: “La stagione di chi ha costruito le proprie fortune politiche attraverso un civismo colmo di vuote espressioni, di chiacchiere e bugie è ormai palesemente conclusa, mentre i problemi di Sulmona sono ancora lì ad aspettare risposte precise ai tanti problemi come la vicenda della Snam, delle scuole, della sicurezza sismica, dei tagli ai trasporti, della cultura, del decoro della città. Su questi obiettivi il Pd di Sulmona è in prima linea a lavorare insieme a quanti lo vorranno e a lanciare la sfida sulla qualità delle proposte da mettere al servizio della nostra città”.

Sulmona bene in comune dal canto suo ritiene determinante che il territorio parli con una sola voce e si dice preoccupato per il pericoloso rimbalzo di responsabilità che invece il movimento del bene comune ritiene essere suddivisa per ambiti e competenze diverse tra la Regione Abruzzo, il Comune di Sulmona e l’attuale governo nazionale con i suoi rappresentanti locali.

Sbic sulla sua pagina Facebook rimprovera l’amministrazione per non aver fatto abbastanza per la salvaguardia del punto nascita e per sostenere l’ospedale di primo livello: “Non ha creduto nemmeno nel progetto della “Casa parto”, snobbandolo quando Sbic lo ha presentato in Consiglio comunale ed evitando di sostenerlo presso la dirigenza Asl. Un’iniziativa, questa della “Casa parto”, certamente non risolutiva per la sopravvivenza del Punto Nascita, ma sicuramente importante per dimostrare la volontà del territorio a percorrere una strada innovativa e alternativa su un tema sanitario cosi importante. Ancora siamo preoccupati perché questa Amministrazione non è stata in grado di spingere per un provvedimento regionale sull’ospedale di primo livello. Dall’opposizione abbiamo sollecitato per ben nove lunghi mesi una delibera a correzione di quella sciagurata con la quale si accettava per Sulmona l’ospedale di base, delibera tardiva e mai realmente sostenuta”.

“Noi aspettiamo – conclude Sbic – che il reale cambio d’indirizzo si manifesti attraverso una risposta chiara e inequivocabile, cosi come chiare sono state le promesse offerte ai cittadini in campagna elettorale. Ancora una volta tenendo a mente tutta la complessità che la questione contiene”.

Per l’economista Aldo Ronci il consiglio comunale straordinario del 10 novembre potrebbe e dovrebbe essere l’occasione per rilanciare anche la lotta contro il declassamento e il depotenziamento dell’ospedale di Sulmona. Scrive ancora Ronci: “Nel Centro Abruzzo nel 2013 le nascite sono state 471 mentre nel 2017 sono state appena 379 per cui in quattro anni le nascite hanno subito una flessione di ben 92 neonati che in valori percentuali corrisponde a -20% valore doppio al decremento medio nazionale dell’11%. La causa dell’altissima flessione delle nascite è data dallo spopolamento del territorio che nello stesso periodo ha registrato 1.756 abitanti in meno pari a una flessione del 5,15% dato pari a 5 volte quella italiana che è stata dello 0,49%. La lotta contro la chiusura del Punto Nascita e quella per la riclassificazione dell’Ospedale di Sulmona come Ospedale DEA di 1° livello devono essere parallele e inscindibili perché solo la loro presenza permette al Centro Abruzzo di avere i servizi sanitari che devono essere assicurati a tutti i cittadini Italiani e che fanno parte dei cosiddetti servizi essenziali (Sanità, Istruzione e Trasporti)”.

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