Punto nascita, la Regione ha già dato mandato per la chiusura. Sindacati pronti alla mobilitazione

La consigliera regionale della Lega, Antonietta La Porta, dice di aver avuto dalla sua maggioranza “la massima rassicurazione sia per quanto riguarda la salvaguardia del punto nascita, sia per la valorizzazione dell’ospedale di Sulmona. Istanze – dice – che saranno inserite nelle richieste che la Regione farà al ministero ai primi di giugno nel prossimo Tavolo di monitoraggio”. A leggere le carte, però, l’orientamento sembra muoversi in tutt’altra direzione: nel verbale del Tavolo di monitoraggio del 28 marzo e del 9 aprile scorsi, che in anteprima Il Germe aveva svelato ieri, infatti, si fa riferimento, per avvalorare la richiesta di chiusura del presidio da parte del ministero, ad un documento regionale, il cosiddetto protocollo 15, nel quale la Regione, sovvertendo la richiesta di deroga fatta dall’ex assessore Silvio Paolucci nel novembre del 2017, dice di aver dato già mandato ai direttori di provvedere alla chiusura.
“Quanto al Punto nascita Sulmona – scrive la Regione nel documento che porta la data del 1 marzo scorso, cioè a giunta Marsilio già insediata – si rappresenta che, ai sensi del Dca 92/2015 è demandata ai direttori generali delle Unità sanitarie locali l’adozione di provvedimenti di competenza, connessi alla riorganizzazione dei punti nascita, in conformità ai contenuti di cui al documento tecnico allegato al decreto del commissario ad acta n. 10/2015 del 11.2.2015”.
Insomma per quanto riguarda loro, la Regione, il punto nascita è già argomento archiviato, in attesa che i manager Asl diano seguito agli ordini.
Ma non è tutto, perché a distanza di mesi, appena lunedì scorso, la maggioranza si è riunita per spiegare quali saranno le proposte di deroga che verranno avanzate al ministero dalla nuova giunta a giugno e del punto nascita di Sulmona non vi è alcuna traccia.
Le proposte di deroga della rete ospedaliera prevedono infatti, tra gli altri, di trasformare in ospedale di base oltre Penne e Popoli (forti di una sentenza), anche quello di Castel di Sangro, con Sulmona che non solo non passa al primo livello, ma che verrebbe così “accerchiata” da altri due ospedali di base, per “spartirsi” un territorio che, tutto insieme, non rientra neanche negli standard minimi del decreto 70 per sostenere un solo ospedale di base (almeno 80mila utenze).
“Passata la festa gabbato lo Santo – commenta l’ex assessore Paolucci, oggi capogruppo del Pd in Regione -. Durante la campagna elettorale si sono viste tante passerelle e selfie, era lecito aspettarsi un cambio di posizione dei ministeri ai Tavoli di marzo e aprile 2019 per quanto riguarda il reparto di ostetricia di Sulmona. Invece era tutto un bluff elettorale una trovata utile a prendere per i fondelli i cittadini. Senza che allo stato la maggioranza in Regione abbia letto e compreso le carte stando alla dichiarazione avventata di qualche consigliere regionale del centrodestra. I consiglieri regionali e i parlamentari eletti in Abruzzo, soprattutto quelli leghisti, chiedano al ministro della Salute guidato dalla Grillo (M5S) di rivedere la propria posizione e di accogliere l’istanza formulata, e semmai di rafforzarla, dalla giunta di centro-sinistra di derogare alla chiusura del punto nascita in ragione delle complessità orografiche del territorio Peligno e dell’Alto Sangro. Il tempo delle chiacchiere è terminato – conclude l’esponente del Pd – ora, è il momento di agire e di rispettare gli impegni assunti dalle forze politiche che sostengono l’attuale maggioranza di governo regionale.”
I sindacati, dal canto loro, si dicono pronti alla mobilitazione nel caso la Regione non torni immediatamente sui suoi passi: “Come dichiariamo da anni, il punto nascita di Sulmona, non solo non può essere chiuso, ma su di esso vanno effettuati i necessari investimenti che da troppo tempo mancano e che ne hanno determinato un lento declino a svantaggio della popolazione delle aree interne – scrive la Cgil -. Il punto nascita di Sulmona deve rappresentare un’opportunità di rilancio dei servizi sanitari nelle aeree più svantaggiate della Regione Abruzzo. La politica, invece di intervenire sulle motivazioni che hanno generato nel tempo una contrazione del numero di parti, si preoccupa di affrontare il tema esclusivamente per perenni propagande elettorali di basso spessore senza che vengano trovate definitive soluzioni in merito. Continuano, infatti, ad essere taciute le necessità che sono alla base del mantenimento del punto nascita di Sulmona ovvero le condizioni orografiche del territorio, il disagio in cui versa un’intera popolazione e, nel caso in cui dovesse configurare la chiusura, un inesorabile e costante spopolamento delle aree interne”.

1 Commento su "Punto nascita, la Regione ha già dato mandato per la chiusura. Sindacati pronti alla mobilitazione"

  1. Complimenti per la denuncia del prossimo misfatto.

    Tra poco abbandoneranno la vallata anche i topi.
    😭

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