Alla fine del giudizio, il secondo grado di giudizio, sarà lui a doversi mettere le mani in tasca per pagare le spese legali e risarcire quelli che aveva accusato. In tutto oltre 17mila euro da dare ad avvocati (escluso il suo) e attivisti No Snam che, secondo l’ex sindaco di Sulmona Fabio Federico, lo avevano offeso e minacciato per non aver deliberato la contrarietà urbanistica alla centrale di Case Pente.
Ieri il giudice del tribunale di Sulmona, Marco Billi, ha infatti confermato la sentenza di primo grado emessa nel luglio scorso dal giudice di Pace Gianna Cipriani, assolvendo nella sentenza d’Appello con formula piena Mario Pizzola, Carlo Alicandri Ciufelli, Franco Contucci ed Egle Di Camillo, e condannando lo stesso Federico al pagamento delle spese processuali e al risarcimento per uno dei quattro imputati (l’unico secondo Billi ad averne fatto richiesta).
I fatti risalgono al 10 dicembre del 2011, quando un gruppo di No Snam contestò l’ex sindaco da palazzo San Francesco a piazza XX settembre, incalzandolo per il suo scarso attivismo contro il progetto Snam.
Secondo Federico i No Snam lo minacciarono di “passargli su con un trattore” e gli diedero del “buffone, pagliaccio” invitandolo a dimettersi. Per questo li aveva citati per ingiurie, minacce e violenza privata: la prima accusa caduta perché depenalizzata, le altre ritenute del tutto inesistenti da entrambi i giudici che, aiutati anche da una registrazione video fatta, hanno constato la legittimità e la continenza della protesta.
Una pagina brutta, al di là di quale sia stato l’esito del processo, per la politica cittadina a cui l’ex sindaco, dalla querela facile e dalle cause perse, non ha dato certo un contributo di ascolto e mediazione.
Perché quando la politica finisce sui banchi dei tribunali, non è mai un buon segno per la democrazia.
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