Primavera-vera

Si è fatta attendere, capricciosa e volitiva come solo lei sa essere, ma alla fine è arrivata: la “primavera-VERA”, tanto diversa dalla “PRIMA-primavera”, quella marzolina che si annuncia, fa germogliare gli alberi, alleggerire le vesti, risvegliare dal letargo i cantanti latinoamericani con i loro mal d’amore sonoro e poi va via.
Va via di corsa e senza salutare, come certe donne che, nel bel mezzo di una conversazione, guardano l’orologio, si accorgono che è quasi ora di cena e corrono via, da chi non ha tempo da dare e perdere, lasciandoci con l’ultimo pettegolezzo non detto e l’ultima ricetta ancora da condividere. Ci lascia illuse e deluse, con la pelle d’oca che spunta dalla gonna troppo corta e un lieve  mal di gola, mentre accenniamo un timido “pasito suavecito” più per tentare di riscaldarci che per danzare.
La primavera-vera, invece, non ha fretta e si mette comoda: arriva a maggio inoltrato per restare, per farci sorridere al mattino, quando ci svegliamo troppo presto per colpa di un raggio di sole, che filtra tra le persiane e ci atterra sugli occhi.
Viene per farci cantare mentre scegliamo la tonalità dello smalto, per ammaliarci con i vivaci colori dei banchi di frutta al mercato, per farci aprire tutte le finestre di casa, con la speranza che l’aria cambi e sia finalmente diversa. Piomba nelle nostre vite alleggerendole e ci fa piroettare davanti allo specchio, per ammirare il movimento di quella gonna di tessuto leggero, acquistata a pochi euro fuori stagione, che abbiamo atteso tutto l’inverno per potere indossare.
A un suo cenno sbocciano cuori, fiori, amori e bottiglie di spumante per brindare alla vita. Nessuno è in grado di resisterle, tutti soccombiamo dinanzi al suo fascino, sedotti dai suoi colori, profumi e sapori. Le perdoniamo ogni eccesso, difendendoci con antistaminici e un pullover da annodare sui fianchi, le chiediamo di portarci al mare, di rivelarci il posto segreto in cui si nascondono le lucciole, le farfalle e gli asparagi.
La primavera-vera ci insegna le canzoni che poi urleremo a squarciagola per tutta l’estate, sotto i cieli stellati, guardando la luna accesa e le stelle intermittenti. Ci fa mille promesse che la costringeremo a mantenere, scioglie l’ultima neve testarda sul cucuzzolo della montagna più alta, mette in luce i segni lasciati sul nostro viso da un altro anno trascorso e questa volta neanche ci proveremo a nasconderli con inutili spatolate di crema antietà.
Ci racconta bellissime bugie, ci dice che il freddo è andato via per sempre e non tornerà più, che da ora in poi vivremo solo di caldi abbracci e bollenti passioni.
E noi le crediamo.
Una innocua bugia bianca, che lascia il tempo che trova. Il tempo più bello: quello della primavera-vera, con la casa che si riempie di adolescenti chiassose, perennemente impegnate nei preparativi per l’ennesima festa.
L’affannosa ricerca del vestito perfetto, l’ultima passata di piastra su una ciocca ribelle, la linea nera sugli occhi mai abbastanza dritta.
Poi ogni festa finisce e non è mai stata bella come nelle aspettative. Si torna a casa, qualcosa non è andato per il verso giusto: il rimmel non ha retto e noi adulti non sapremo mai se per colpa di un ballo sfrenato o di lacrime calde.
Non conosceremo mai il ritmo di quel ballo o il motivo di quel pianto.
Ma sapremo che la festa più bella sarà quella in cui si ritroveranno per sbaglio, senza essere state invitate, imbucate da un’amica dell’amico del festeggiato.
Non avranno l’abito adatto, né i capelli piastrati e gli occhi bistrati.
Il posto giusto, nel momento migliore, con l’abito sbagliato: sarà la festa perfetta.
Primavera-vera, maledetta e frettolosa come me.

gRaffa
Raffaella Di Girolamo

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