Ultimo avviso, dopodiché molto probabilmente si apriranno le porte del carcere per il 45enne sulmonese a cui dallo scorso maggio è imposto il divieto di avvicinamento a moglie e figlia. All’uomo sono stati revocati quest’oggi i permessi concessi lo scorso ottobre, che permettevano al quarantacinquenne di recarsi al lavoro nonostante la misura cautelare degli arresti domiciliari. L’ordinanza del giudice del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, impone, inoltre, l’applicazione del braccialetto elettronico. Misure ancor più restrittive, dovute al fatto che l’imputato “ha dato prova di essere incapace di rispettare le prescrizioni imposte”, come recita l’ordinanza a firma del giudice sulmonese.
Una scelta che parte dalla richiesta del PM, depositata lo scorso 31 gennaio, di aggravare le misure a carico dell’uomo. Lo scorso mese, infatti, il 45enne ha posto in essere diverse violazioni delle prescrizioni, come emerge dalle annotazioni degli agenti del Commissariato P.S. di Sulmona.
L’uomo non sarebbe stato trovato nella propria abitazioni dagli agenti lo scorso 18 gennaio a causa, secondo quanto riportano gli atti, di un ritardo causato dal lavoro. Inoltre, sarebbero emerse fotografie alla guida della propria vettura che più volte è passata nei pressi dell’attività nella quale lavora l’ex moglie.
Il quarantacinquenne, si legge nella nota a firma del giudice Pinacchio, da oggi potrà allontanarsi dalla propria abitazione solo se autorizzato.
All’uomo era stato imposto il divieto di avvicinamento alla ex moglie a causa dell’inferno che la donna aveva vissuto tra il 2021 e il 2023. Minacce, scritte e vocali, con telefonate nel cuore della notte e una media di 50 messaggi Whatsapp al giorno che hanno trasformato la vita della donna in un incubo. Mesi prima del divieto di avvicinamento alla ex, l’uomo avrebbe inoltrato alla donna messaggi dal contenuto minatorio: “Se mi scateno succede un macello. Divento una belva e prendo l’ascia di mio nonno. Non lo so come reagisco”.
I due si erano separati un paio di anni fa, in modo consensuale. Ma da quel momento è iniziata così un’azione di stalking pressante e invasiva, che ha portato la donna, difesa dall’avvocato Teresa Nannarone, a sporgere denuncia.
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