Ai cinquantacinque premi consegnati al chiostro di Santa Chiara l’altro venerdì, il “presidente normale” del Premio Sulmona, detto anche Premio Babele, Raffaele Giannantonio, dovrebbe aggiungere quello per l’arrampicata. Sugli specchi però. Perché nel disperato tentativo di smentire l’analisi -che può essere anche non condivisibile, per carità- fatta dal nostro Grizzly, sul fatto che il Premio abbia perso verve e senso, Giannantonio ha chiesto evidentemente a Vittorio Sgarbi di smentire quanto da noi riportato in un virgolettato.
Così ieri, dando il buongiorno a tutti, Giannantonio ha pubblicato un post su Facebook allegando uno screenshot di un messaggio scambiato con l’onorevole Sgarbi (si presume), nel quale alla richiesta “… sue dichiarazioni…” segue una risposta del critico d’arte, nella quale si sostiene che la frase “Finché a un certo punto è apparso un certo Raffaele Giannantonio, che non so chi sia” lui non l’avrebbe “mai detta. E non certo con il tono sgradevole del testo, ma con il sorriso e la considerazione meritata”.
Ora è bene chiarire che nel nostro articolo non c’era nessun “tono sgradevole”, anzi per chi ha la pazienza di rileggerlo, tra gli oltre seimila che lo hanno fatto in meno di ventiquattro ore, è specificato come Sgarbi avesse pronunciato quelle parole “scherzando”.
Parole che, tuttavia, sono state dette pubblicamente sul palco del chiostro, come d’altronde dimostra il video che vi mostriamo e che abbiamo estratto (ma senza tagliarlo o manipolarlo) dal suo più lungo e articolato intervento, che ha toccato dai temi della riduzione dei parlamentari, alle difficoltà economiche nelle quali versa la cultura e il Premio Sulmona in particolare che, tuttavia, all’onorevole presidente onorario sembra abbia concesso un lauto rimborso spese per la sua visita.
L’intervento di Vittorio Sgarbi
Al di là delle parole di Sgarbi, però, l’edizione di quest’anno ha provocato un piccolo terremoto tra gli storici organizzatori del Premio, più di uno dei quali si dice pronto ad uscire dal gruppo come Jack Frusciante. Perché come fu per il caso Frusciante, John, il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers da cui il romanzo di Enrico Brizzi ha preso il titolo, la musica nel chiostro di Santa Chiara sembra cambiata in peggio. E non solo per l’annacquamento artistico del Premio.
Gli sgarbi (con la s minuscola) come quello fatto al responsabile della sezione fotografia Umberto D’Eramo, ad esempio, o ancora le decisioni incomprensibili, come quella di dirottare all’ultimo minuto contro le previsioni, l’agenda e la prenotazione fatta in un altro ristorante alla periferia di Sulmona (di proprietà di un parente di un membro del direttivo) l’altro illustre ospite Pietro Grasso (con tutto quello che questo ha comportato anche per il servizio d’ordine) hanno raffreddato, al limite del congelamento, i rapporti interni all’associazione Il Quadrivio, tanto che in molti, ora, chiedono le dimissioni di Giannantonio.
Sembra anzi che persino il fondatore del Premio, l’artista Gaetano Pallozzi, sia pronto a lasciare la sua creatura, nella quale non si riconoscerebbe più. Chissà se, come ha profetizzato Sgarbi (con la s maiuscola), il Premio cambierà intitolazione e da Premio Pallozzi diventerà ora Premio Giannantonio.
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