Le dimissioni a sorpresa ieri del componente di maggioranza e vice presidente del consiglio comunale di Sulmona, Fabio Ranalli, impongono una riflessione seria dal punto di vista politico-istituzionale, e non tanto per i risvolti che esse potranno avere sulla tenuta della maggioranza Casini, quanto per il livello di imbarbarimento civico e politico che questa città ha raggiunto.
Non può, innanzitutto, essere sottaciuto il discutibile metodo adottato dal consigliere e vice presidente del consiglio che, nonostante rivesta o rivestiva una carica istituzionale, ha ritenuto di non dover comunicare a nessuno la sua decisione. Che per quanto dovuta da motivi personali o politici, andava spiegata almeno alla sua maggioranza, al suo gruppo e soprattutto ai cittadini. E invece no: Ranalli non ha commentato, non ha motivato, non ha risposto al telefono e ai messaggi per tutta la giornata. Neanche per spiegare le sue ragioni ai 191 elettori che gli hanno dato la preferenza nel 2016. Si è limitato a concedere a qualche giornalista amico una battuta lungo la strada, come se il ruolo pubblico fosse cosa privata. Da quattro amici al bar.
L’altro tema di riflessione, è poi il fuggi fuggi dalla poltrona: una poltrona scomoda, evidentemente, visto che assomiglia molto più a una stampella. Il ribaltone politico di febbraio, d’altronde, non poteva essere indenne da questi effetti, soprattutto se legato ad un fallimento sostanziale dell’attività amministrativa che certo non è migliorata negli ultimi sette mesi di “salute pubblica”. Perché poi dei 126 candidati che riempirono nel 2016 le truppe cammellate di Bruno Di Masci nella corsa alla fascia tricolore, quanti davvero pensavano, immaginavano, hanno approvato, l’improvviso cambio di direzione del loro leader?
Sta di fatto che ora, paradossalemnte, nessuno sembra più volere ricoprire quel ruolo istituzionale in consiglio comunale: il primo dei non eletti nella lista “Bruno Di Masci sindaco”, Simone Tirimacco, che dovrebbe surrogare Ranalli, ha già detto che rinuncerà alla carica di consigliere comunale. “La politica non fa per me” ci ha detto. E chissà se lo aveva detto anche ai 177 elettori che scrissero il suo nome sulla scheda. Certo Tirimacco junior ha anche da affrontare il certo non facile imbarazzo di avere il padre in giunta, ma la sua reazione, il suo “no grazie” sembra essere dettato più da una sorta di ripudio della politica.
Anche la vice del vice di Ranalli, la terza nella graduatoria della lista che si è aggiudicato il seggio, Claudia Fauci, non sembra così convinta di voler accettare l’onere e l’onore della rappresentanza. “Ci devo pensare” ha detto, anche perchè essendo la figlia di un imprenditore che lavora spesso con il Comune, la carica potrebbe comportare qualche conflitto di interessi. Anche se altri figli di altri papà non si sono fatti certo scrupoli.
Scendendo sotto le tre cifre di preferenze, c’è quindi come vice della vice del vice di Ranalli, Cinzia Cinotti, imprenditrice della moda che ha collezionato 94 preferenze. E anche lei, così entusiasta della notizia di una possibile poltrona a palazzo San Francesco, non sembra essere: “Sono a Milano ad una Fiera – spiega – e sono felicissima per il grande successo della mia collezione”. Come dire: figurarsi se sto a pensare al Comune di Sulmona.
Oltre nella ricerca non siamo andati, anche perchè a questo punto i possibili consiglieri sarebbero quasi tutti cosiddetti riempilista: poche decine di voti ciascuno, che una poltrona o una stampella a palazzo San Francesco proprio non se la immaginavano.
Commenta per primo! "Poltrone e stampelle, consigliere cercasi"