Stato di agitazione del personale del Polo Museale dell’Abruzzo “a seguito dell’ormai insostenibile situazione di sbando in cui versa l’Istituto”. A renderlo noto, le OO.SS. r egionali Cgil,Cisl, Uil, Flp-Bac, Confsal Unsa e le R.S.U. Chiesto un urgente incontro con il segretario regionale ad interim architetto Stefano D’Amico.
Un’incrinatura che non vedrebbe possibilità di recupero quella con la direttrice Arbace dopo le rimostranze disattese. “La rottura con la dott.ssa Lucia Arbace, direttrice del Polo Museale è irreparabile e non vi sono più spazi di dialogo, tanto che le OO.SS., appoggiate dalle R.S.U. e dai lavoratori, nel corso dell’ultimo tentativo di contrattazione sindacale, tenutosi a L’Aquila il 28/3/2019, hanno dovuto, loro malgrado, prendere atto che con la dirigente, incaricata da ormai quattro anni, è precluso ogni tentativo di entrare nel merito delle innumerevoli criticità di gestione ed organizzative dell’Istituto”. I sindacalisti incalzano “Per il suo modo di operare la dirigente ha dimostrato di non tener in alcun conto le richieste finalizzate alla buona tenuta delle relazioni sindacali. Infatti il tavolo di contrattazione locale paga il prezzo di una conduzione volta a perseguire obiettivi e finalità “estemporanee”, non tenendo in alcuna considerazione i più volte sollecitati problemi interni, da sempre irrisolti, e non tenendo in alcuna considerazione le professionalità già presenti nel suo, pur carente, organico né del suo reale ruolo istituzionale”.
A pagare dazio poi è l’immagine dei musei, “ne risulta screditata nei confronti dell’opinione pubblica, delle istituzioni locali e dei visitatori, in netta diminuzione nella maggioranza delle sedi”.
Per il personale del Polo museale si avvia così lo stato di agitazione In attesa dell’incontro segretario regionale e di soluzioni possibili.
Mi auguro che la vertenza, finalmente aperta, si risolva presto perché non ci si può pensare al fatto che, nelle giornate del Fai, i “nostri” tesori debbano essere inaccessibili
Che turismo vogliamo incentivare? E la domanda è indirizzata alla classe politica dirigente che ha il dovere di tutelare, anche attraverso l’interesse dei lavoratori, l’utile collettivo e generale.