“Solo specchietti per le allodole che tentano di far passare un progetto devastante per l’ambiente come un’opera necessaria ed ecologicamente sostenibile”. Così in un comunicato il Coordinamento No Pizzone II definisce le operazioni mediatiche volte a convincere la comunità sulla necessità della nuova centrale elettrica che ENEL vorrebbe realizzare nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Dove sabato scorso si è svolto “un importante momento di confronto e di sintesi” tra cittadini, circa 300 persone tra cui molti giovani, associazioni e sindaci del territorio che a Pescasseroli sono scesi in campo a fianco del PNALM. Con l’obiettivo di respingere “le pressioni che sicuramente all’ente Parco verranno rivolte dal proponente il progetto e da altri potentati” come afferma il Coordinamento che insieme al WWF Molise, all’associazione Terra Sancti Vincentii, Salviamo l’orso, all’associazione Il Nibbio, alle sezioni CAI di Napoli, Castel di Sangro e di Montaquila e ai rappresentanti del centro studi CISAV, oltre ai sindaci di Barrea, Pescasseroli, Civitella Alfedena, rappresentanti dei Comuni di Opi ed Alfedena e la senatrice Gabriella Di Girolamo ha manifestato pieno sostegno e solidarietà al direttore del Parco Luciano Sammarone.
“Un contributo che – affermano gli scriventi – unitamente all’autorevolezza e alla volontà dell’ente” si spera possa impedire la realizzazione di un’opera dannosa per le specie animali e vegetali che abitano nell’area Parco. Primo fra tutti l’orso, simbolo del PNALM, che insieme alle altre specie protette rischia di essere minacciato dai “cantieri di servizio che nella zona contigua causerebbero la frammentazione degli habitat e la interruzione dei corridoi ecologici necessari alla sua sopravvivenza”. Una centrale che, spiegano gli scriventi, “non sarebbe un potenziamento dell’attuale” ma un nuovo impianto come la stessa ENEL ha fatto intendere affermando che “l’attuale impianto resterebbe operativo anche dopo la realizzazione di Pizzone II”.
Tra gli interventi di sabato quello del WWF che ha messo in guardia sulle “presunte mitigazioni del progetto”, ipotesi di cui ad oggi non esiste traccia nei documenti ufficiali e che comunque non eliminano preoccupazioni e dubbi. Se anche, infatti, l’impianto passasse da 300 a 1500 MW “manterrebbe comunque lo stesso impatto ambientale sulle aree protette circostanti” spiegano i rappresentanti del Coordinamento per i quali “mantenendo la stessa struttura, l’impianto risulterebbe comunque predisposto per un raddoppio di potenza in futuro”.
Conclude così il Coordinamento No Pizzone II che all’opinione pubblica lancia un appello a non credere al “restyling del progetto originario”, mero tentativo di far passare come “accettabile” un’opera che è e resta “incompatibile con l’ambiente nel quale viene proposta”.
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