Quella vivacità, si è giustificato, gli dava fastidio e soprattutto dava fastidio alla madre cardiopatica. Troppo rumore, troppe “tana libera tutti”, troppa vita intorno, insomma. Così un cinquantanovenne (all’epoca dei fatti) di Sulmona, aveva pensato di dare una lezione a quei ragazzini che giocavano in strada a nascondino e che correvano e ridevano, disturbando la quiete se non pubblica la sua, nonostante non fosse poi così tardi (erano le 21,30).
La sera del 24 aprile di quattro anni fa, sotto i portici di via Freda, ne aveva così acciuffato uno alle spalle e lo aveva gettato a terra. Poi gli era salito addosso e immobilizzandolo con le gambe lo aveva riempito di schiaffi, dopo averlo insultato e minacciato di morte.
“Figlio di puttana, bastardo, ti ammazzo” e tutto il repertorio della follia, soprattutto perché consumata ai danni di un quattordicenne.
Ora Paolo Molinaro, oggi sessantatreenne, è stato rinviato a giudizio su citazione diretta del sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla con l’accusa di lesioni e minacce. Davanti al giudice il 19 aprile prossimo dovrà cercare di giustificarsi per quello che ha fatto usando argomenti più convincenti di quelli che ha provato ad esibire davanti al giudice civile che, nell’ottobre scorso, lo ha già condannato a risarcire la vittima con circa 10mila euro tra danni e spese. Soldi che, tra l’altro, non ha ancora versato.
Il ragazzo, difeso dall’avvocato Teresa Nannarone, d’altronde, non è uscito affatto indenne da quell’aggressione brutale e sproporzionata (messo anche che ci fosse un movente). Ai sette giorni di prognosi refertati dall’ospedale, sono seguiti due mesi di convalescenza e venti giorni di invalidità parziale al 50%, ma soprattutto un danno psicologico “tenuto conto soprattutto del fattore anagrafico – scrive il giudice civile nella sentenza – essendosi l’evento lesivo verificatosi in un fase notoriamente sensibile dello sviluppo psico-fisico di un minore”.
L’uomo ha ammesso di aver rimproverato i ragazzi, ma ha negato di aver picchiato uno di loro. Le testimonianze degli altri ragazzi e le ferite riportate quella sera, però, hanno convinto il giudice civile e la procura della Repubblica del contrario.
Ancora oggi, d’altronde, per quel gioco innocente, il ragazzo è soggetto ad attacchi d’ansia
personalmente ritengo che ci sono più ragazzini scostumati e privi di ogni briciolo di rispetto che anziani picchiatori; gli avvocati di oggi, in crisi economica, tendono a far passare ogni azione come un efferato crimine pur di insupparci il biscotto; i nostri nonni hanno vissuto la guerra e non mi pare abbiano tutti attacchi di ansia anzi, ci fanno 3 punti e una scopa. Fa bene a non pagare.