Me lo ricordo come ora quell’autunno del 2006: eravamo sotto l’acquedotto medievale e Valter Colasante neanche lo conoscevo. Mi avvicinò perché al tempo avevo appena preso la presidenza del Sulmonacinema e a lui quella manifestazione piaceva. Era corale, mi disse. Mi raccontò dell’idea che gli era venuta in mente, quell’estate, dopo aver incontrato il suo amico Tony Monaco con cui aveva improvvisato un concerto nella sua Introdacqua. “Che ne pensi se facessimo un festival jazz, con nomi importanti”.
Non conoscevo Valter, quel falegname di Introdacqua che non aveva credenziali ai miei occhi. Ma mi sembrò subito persona vera e sincera. Gli dissi che era una bella idea, che ci sarebbero voluti però tanti soldi e che comunque ero a disposizione con i ragazzi dell’associazione se avesse avuto bisogno di aiuto.
Non mi richiamò, Valter, ma l’estate dopo nella sua Introdacqua organizzò una decina di concerti, che gli costarono l’osso del collo. “Solo io ci ho rimesso di mio 25mila euro quell’anno” racconta oggi, mentre lo spingo piano piano sulla carrozzina lungo corso Ovidio.
Dopo diciassette anni il falegname, come Geppetto con Pinocchio, ha fatto il miracolo e ha trasformato in una favola il suo sogno. Il suo Festival, la sua creatura, è ormai un evento consolidato e accreditato, che richiama pubblico da fuori e riempie le piazze. Con quel gioiello nato otto anni fa che è Piano Piano conclusosi questa notte e che ha regalato ancora una volta a Sulmona ottanta concerti e tanta magia.
“E’ una formula vincente – dice – perché si crea una bella atmosfera e perché mette insieme musica, arte, danza, cinema, comunità. Di festival ce ne sono tanti in giro l’estate, ma Piano Piano non possono permetterselo tutti, perché Sulmona è unica con i suoi scorci e il suo splendido centro storico”.
Vedere la città affollata da mattina a sera, arredata di pianoforti e con il vestito elegante, chi l’avrebbe scommesso.
“All’inizio è stata dura ma non ho mollato – racconta Valter – la svolta ci fu nel 2011 quando si esibì in concerto Gino Paoli, fu l’anno di Bosso e dell’omaggio a Nino Rota”. Da allora Muntagninjazz è cresciuto di anno in anno, ha ampliato i confini, si è fatto evento del territorio proiettato al mondo. Con i gemellaggi e i focus sui Paesi di tutti i continenti: dal Brasile, all’Argentina, all’Africa. “Una formula che abbiamo tenuto fino a quando non sono stato denunciato per favoreggiamento all’immigrazione clandestina”: un gruppo tunisino, infatti, non si presentò sul palco dopo essere entrato in Italia.
La musica per alcuni è una fuga, per altri una via di fuga.
“Per me è parte del mio Dna – racconta nel difficile tratto da piazza XX settembre all’Annunziata che percorriamo interrotti dalla gente che vuole salutarlo – suono da quando avevo otto anni, è stata sempre una passione viscerale che ho trasmesso ai miei figli. Muntagninjazz rappresenta una parte importante della mia vita, ma non è un lavoro. Meglio, è la mia passione”.
Una passione a cui non ha voluto rinunciare neanche quest’anno, quando a febbraio si è affacciata prepotente e invadente la malattia, “la guerra”, costringendolo oggi su una sedia a rotelle: “Mia moglie non voleva – continua – ma era già tutto fatto. E poi, diciamocelo, questa cosa mi fa sentire vivo e attivo, anche se è faticoso”.
Valter può contare su un gruppo affiatato di una ventina di persone, oggi. Tutti volontari e appassionati, alla musica e al territorio. Che spendono tempo e a volte anche soldi per la causa. Il sindaco di Sulmona in occasione del concerto di Stefano Bollani gli ha voluto dare una targa di riconoscimento, seguita da un lungo e caloroso applauso dei milletrecento che erano al parco fluviale.
Applausi sentiti, che rimbombano e continuano lungo corso Ovidio, dove la via del ritorno dall’Annunziata a piazza XX settembre sembra infinita: ogni metro e poco più si ferma qualcuno. Per abbracciarlo, salutarlo, fargli i complimenti, chiedergli come va. “Piano piano” risponde Valter.
Da piazza XX settembre riprendiamo la gincana insieme alla moglie Maria, a farci spazio nella folla che si infoltisce man mano che scende la sera. Fin sotto l’acquedotto medievale, lì dove c’eravamo incontrati diciassette anni fa. Quando mi confessò quella folle idea, oggi, piano piano, diventata realtà.
Patrizio Iavarone
Walter ha dimostrato che quando una cosa si vuole fate si fa,anche da solo ed a costo di ogni sacrificio, imparino i “capiscioni” nulla facenti, prendano esempio i politicanti…… e mi fermo. Auguro a Walter ogni fortuna e l’augurio di una guarigione.
Sei riuscito in un’impresa grandiosa.
Grazie.
Coraggio e tenacia non ti mancano.
Auguri Valter.
Sicuramente una iniziativa interessante che seguo da tempo, sono appassionata di musica e inserirla nel territorio è stata una idea strabiliantee molto coraggiosa, quasi un’epifania.Se in futuro ci fosse bisogno di una mano e di una testa in più da aggiungere ai volontari mi garberebbe partecipare…Avanti tutta!P.S. bellissimo il concerto di Bollani.👏👏👏👏
Non lo conosco personalmente, ma Valter fa onore alla nostra città. Uomini come lui, del fare e non del dire, ce ne vorrebbero molti di più.
Ciao Valter.
Un risultato di questa portata, non può essere che frutto di manifesta capacità.
Oltre la dichiarata passione dell’amico Valter per la musica sin dall’età di otto anni, l’uomo, il prezioso artigiano cresciuto in lui, possedeva e possiede la “visione”, oltre la …campanilistica siepe.
E con la visione, alimentata dalla vibrante passione, la capacità di ideazione, di progettazione, di realizzazione, di programmazione e di gestione.
L’opera compiuta da Valter con il sodalizio dei suoi validissimi collaboratori , è un vero “dono civico” per l’intera comunità.
Un esempio del voler e saper fare.
L’augurio sincero e FORTE, FORTE per l’ardua guerra che affronti.
Valter è un grande personaggio di questa terra, e sono orgoglioso della sua amicizia. Ha portato qui il mio gruppo preferito, mi ha indottrinato di musica, di montagne, di funghi, di falegnameria.Il Festival è Valter. E il successo del festival è merito suo e del suo gruppo. Grazie Valter!
gente coraggiosa, ma soprattutto altruista!
Vorrei ringraziare Valter per il lavoro appassionato e convincente, ma anche Patrizio. Perché contro i giornalisti spesso ci si scaglia contro, ma poi sono in grado di cogliere l’essenza di una comunità. Nel bene e nel male. E di regalarci questi momenti commoventi, non saprei come altro definire questo articolo. Che rende omaggio a Valter e a quanti, spesso silenziosamente, lavorano per il territorio.
Non conosco il signor Colasante,ma vorrei che gli arrivassero il mio grazie per una manifestazione così elegante e coinvolgente e il mio augurio per la sua completa guarigione.
Grazie anche al direttore Iavarone .
Raffaella
Un festival esaltante che
coinvolge tutti, come solo la bella musica sa fare. Grazie a Valter Colasante per un evento di qualità che, per una volta, mette tutti d’accordo, operatori turistici e semplici cittadini. Complimenti anche al Germe per l’articolo!
La splendida immagine che l’ottimo Valter ha donato alla città con il capolavoro della sua iniziativa è quella che vorremmo fosse rappresentativa della nostra straordinaria città.
Grazie, Valter.