Il casus belli, la scintilla che potrebbe far saltare definitivamente la maggioranza di palazzo San Francesco, potrebbe consumarsi mercoledì prossimo, quando nella commissione congiunta arriverà il provvedimento dei Piani complessi. Cinque progetti nel cassetto da sette anni, che mirano ad aumentare la cubatura di cemento della città, per 22mila metri quadrati di edilizia residenziale, 3,5mila commerciale e 4mila direzionale.
Un rispolvero che il sindaco Annamaria Casini, nella sua veste anche di assessore all’Urbanistica, aveva già avanzato all’inizio di ottobre in una anomala riunione della capigruppo, ottenendo però una severa bocciatura anche dalla sua maggioranza, parte della quale votò contro o non si presentò all’incontro.
La Casini, però, sembra intenzionata ad andare avanti con la sua idea e mercoledì, nei fatti, sfiderà la sua maggioranza su un tema non proprio di secondo piano come quello dell’urbanistica che muove interessi importanti.
E’ probabile, anzi verosimile, che davanti si troverà ancora una volta un muro di no: di certo ci sarà quello del gruppo di Avanti Sulmona, che da mesi ormai tiene sulla graticola l’amministrazione comunale: “La città ha speso 200mila euro per un piano regolatore generale che deve essere ancora concluso – spiega Fabio Pingue – i Piani complessi non possono essere avulsi da un ragionamento complessivo sulla città e a noi sembrano solo uno spot che forse serve a favorire qualcuno. Noi a questo non ci stiamo e voteremo contro. Se il sindaco vuole fare una prova di forza troverà lo scontro”.
Premesse non proprio confortanti per il primo cittadino che a breve dovrà andare in consiglio per discutere di argomenti caldi: gli equilibri di bilancio e la questione delle assunzioni al Cogesa, messa sul tavolo, quest’ultima, da una domanda di attualità fatta la volta scorsa dalla consigliera comunale Elisabetta Bianchi e che poi non si è più discussa per lasciare spazio e importanza alla discussione aperta sulla sanità e il punto nascita.
Natale d’altronde si avvicina e come promesso dallo stesso Pingue a suo tempo, la fiducia a tempo sta per scadere, tanto più che l’elenco degli obiettivi stilato non si è mosso poi tanto, anzi per niente: nulla si sa dei 12 milioni di euro dell’Abbazia Celestiniana e dei progetti sull’area nella quale è compresa, nulla sull’esternalizzazione del trasporto pubblico, della multiservizi, di Casa Italia e soprattutto della riorganizzazione della macchina amministrativa.
Ma in una città che si sta spegnendo giorno per giorno a cosa serve depauperare altro terreno, costruire altre scatole vuote, da vendere a chi?
Chi riempirà queste abitazioni / aree commerciali / aree direzionali?
Chi vi spenderà soldi?
Ma dove sono questi soldi?
In una città in caduta libera per popolazione, per servizi, per assenza di lavoro, ci si preoccupa di ciò?
Con l’attuale economia, i primi ad esserne disinteressati sono gli stessi proponenti… ma si sa, si gioca ad ottenere l’autorizzazione, poi per realizzare c’è sempre tempo… in attesa di tempi migliori, ma la domanda è… vi sarà un roseo futuro per la città e il comprensorio???