E’ stata disposta l’archiviazione del caso per i due medici (ginecologo e medico vaccinatore) indagati per la morte di un feto, dopo una vaccinazione alla madre, trentatreenne di Pratola Peligna, incinta all’ottavo mese di gravidanza. Il fatto, secondo il gip del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, non sussiste.
I fatti risalgono al 2021, quando la donna si sottopose alla vaccinazione trivalente, contenente antidifterico, antitetanico, antipertossico. A dieci giorni dall’iniezione la tragica fatalità, con la morte della bambina nel proprio grembo. Una tragedia che portò la donna a denunciare i due medici, chiedendo al giudice di acquisire il rapporto vaccini Aifa 2021 e incaricare uno specialista di malattie infettive per svolgere una perizia specifica per accertare l’eventuale legame tra il parto prematuro e l’infiammazione delle membrane fetali accertate in sede di esame necrologico sulla placenta. Insomma, riesumare il feto per accertare un possibile legame causa/effetto con quel richiamo vaccinale al quale la donna non si sarebbe dovuta sottoporre, poiché nel suo paese d’origine non aveva mai ricevuto il vaccino per l’antitetanica. Il problema è che nessuno lo sapeva, perché della donna, trasferitasi nel 2019 a Pratola, non c’era traccia del percorso vaccinale nel sistema e nel database della Asl.
Secondo i periti di pare il ginecologo avrebbe dato l’indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse, secondo quanto previsto dalla raccomandazione ministeriale. Il vaccinatore, invece, ha eseguito il booster vaccinale nel rispetto delle linee guida, che non prevedono controindicazioni nella somministrazione del vaccino durante l’ottavo mese di gravidanza. Su queste richieste da parte del Pm, il Giudice per le indagini preliminari ha archiviato il caso di una vicenda tanto triste quanto straziante.
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