Il contenuto delle quattro lettere di dimissioni firmate ieri dagli ormai ex assessori della giunta Casini è più o meno dello stesso tenore: il buon lavoro svolto, l’amore per la città, la crisi politica, la mancanza di una maggioranza. Arrivederci e grazie, dove l’arrivederci suona più come una minaccia che come un auspicio.
Sì perché la domanda a riflettori spenti e dimissioni firmate, continua a serpeggiare nella stanza del sindaco e non solo: perché, per far cosa, anzi, per dirla in lingua indigena: “Pe’ fa che?”.
Sulmona si avvia inevitabilmente verso una nuova tornata elettorale, infatti, ma senza che lo scenario politico e la classe dirigente abbiano mostrato scatti in avanti, miglioramenti, novità.
Il centrodestra, nonostante il vento in poppa, sembra ancora vagare nella sostanziale assenza di una guida e il centrosinistra sta con molta difficoltà cercando di rimettere insieme i cocci di una guerra fratricida che lo ha dilaniato in questi anni. L’alternativa, si fa per dire, al governo Casini è insomma un Casini bis, ovvero un Gerosolimo bis. L’ex assessore regionale, in astinenza da urne, vuole andare ad elezioni per piazzare, nella posizione di indubbia forza elettorale in cui si trova, una bandierina che gli tenga al caldo la piazza per i prossimi tre-cinque anni (e che la Casini, anche volendo, non gli può garantire). Il tempo necessario per trovare una poltrona anche per lui ed equilibrare i rapporti in famiglia.
Altre spiegazioni non ci sono: per quanto possa essere stata inefficiente e poco incisiva il sindaco Casini, infatti, il controllo della giunta e quindi dell’esecutivo tutto (Casini compresa) è stato sempre in mano dell’ex assessore regionale che, insomma, se avesse voluto e avesse saputo, avrebbe potuto imporre scelte e direzioni all’amministrazione della città.
Dopo aver bruciato una serie di assessori, come fossero i prosperi della Piccola Fiammiferaia, Gerosolimo si appresta così ora a consegnare il cerino al prossimo agnello sacrificale: “Una persona di alto profilo” dice, uno o una che, però, comunque vada resterà sotto scacco dei pacchetti di voti che Gerosolimo e i suoi sodali (i potentati dei Taglieri, dei Sinibaldi e dei Di Masci) gli o le porteranno in dote.
Un sindaco in fotocopia, insomma, come in fotocopia o quasi saranno le liste che andranno ad armare le truppe nella campagna di maggio e, ancora, come in fotocopia sarà probabilmente il programma di mandato. Che poi, come sempre, sarà carta straccia.
Tutto mentre palazzo San Francesco si sveglia alle soglie del 2020 con un apparato burocratico demolito, che poi è il primo ingrediente di una buona amministrazione: senza dirigenti e senza direttive che anche l’autorità di un commissario prefettizio avrà problemi a mettere in ordine.
In attesa del prossimo giro di giostra, la città osserva e subisce, con i suoi vassalli e valvassori a presidiare il feudo. Proprio come nel Medioevo.
bene.voljutamente dimenticato il popolino credulone,i sudditi del borgo,i tifosi del signore della terrazza,le scimmiette…purtroppo pochi,pochissimi i Cittadini,quelli che tirano pedate a tutti i politicialtroni,e,loro indicati, destra,sinistra,centro,estremi nessuna differenza,tutti degli incapaci,inconcludenti,inabili,sprevveduti,o no?
Cari cittadini rifiutate la candidatura nelle liste elettorali di questi “signori “ altrimenti sarete complici del declino di Sulmona