Camminano piano piano, tenendosi per mano, forse per sorreggersi l’un l’altro durante il gran finale.
Eppure in quel contatto, così delicato e puro, percepisco un’intimità che quasi mi imbarazza.
Passano lentamente, ora mi sono davanti: lei per lui e lui per lei, con i figli ormai lontani da quel bacio della buonanotte, un tempo indispensabile per riuscire a dormire.
Sorridono mentre chiacchierano: -Le hai prese le medicine? Come va la schiena oggi?
Fanno una breve sosta davanti ai manifesti di annunci funebri, una mano sulla bocca a coprire il dispiacere, mentre la stretta delle mani si fa più salda e indispensabile.
Passano ticchettando come il tempo, con certi giorni che sembrano secondi e certi minuti che sembrano anni. Vorrei chiedere loro che ora è, da leggerla in quei quadranti lucidi sui fragili polsi, con le lancette d’acciaio, che battono il ritmo di un walzer lento e intenso.
Ma loro non la vedono l’ora, perché non indossano gli occhiali “da vicino” e perché il tempo, a furia di scorrere, insegna ad aspettare, ad assaporare ogni attimo dell’attesa, per poi accettare tutto quello che verrà, scorgendo la bellezza in ogni giornata.
Sono stupendi con tutta quella vita sul viso, le mani piene di esperienza e le schiene che accennano un timido inchino. Nel portafogli hanno una foto in bianco e nero, che dimostra di cosa è figlia e frutto l’attuale bellezza.
Sanno di essere stati fortunati, ma anche coraggiosi, perché a volte sarebbe stato più facile lasciare la presa, invece di renderla più salda, fino ad affondare le unghie nella carne. Chissà se quelle mani si sono mai staccate, se hanno sbattuto porte, lanciato oggetti e negato carezze. Chissà se sono riuscite ad afferrare i sogni, la luna e le stelle.
Passano sincronizzati, si conoscono da una vita, ma una vita non basta per conoscersi. Una sola vita è poca per fare tutto ciò che si vorrebbe fare. Una vita è troppo preziosa per sprecarla a non tenersi per mano.
A vederli così, nessuno immaginerebbe il gioco di discussioni che ogni giorno fanno sui reciproci difetti: lei che si addormenta sul più bello dei film e lui che non riesce a trattenere l’aria nella pancia, lei che si ostina a comprare un paio di scarpe ogni stagione e lui che dice le parolacce quando gioca la Juve.
Hanno un grande progetto per la serata: il camino acceso, la bieta lessata, il telegiornale e poi Amadeus.
Passano e profumano di rosa, di lacca per capelli e dopobarba.
Mi ignorano: non si accorgono di me, del mio correre senza senso, del mio pregare solo per paura, del mio bisogno di capire le persone.
Vorrei andare con loro. Farmi piccola piccola e infilarmi in un cassetto del settimino, fra la naftalina, la biancheria buona del corredo, le cartoline piene di saluti e lo scrigno con le preziose perle della nonna. Preziose perché di nonna. Preziose, eppure nessuno le indossa più.
Qualcuno ha deciso che non siano più di moda, come le cartoline, gli asciugamani di lino e la naftalina.
Passano e voltano l’angolo, scomparendo dalla mia vista, senza avermi svelato il loro segreto. Mi lasciano lì, con la mia fretta agitata, il mio ritardo cronico, la smania e l’agitazione tipica di chi non sa cosa fanno stasera in tv, cosa cucinare per cena e a quale angolo della strada voltare per non perdersi.
Passano e vanno via, ma lasciano qualcosa qui, che terrò con me per sempre, come si fa con le cose rare, preziose e belle.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
Da brividi, ma sono brividi di tenerezza e rispetto per loro è per noi quali saremo a poco. Facciamo tesoro delle loro azioni poiché saranno le nostre e quelle del nostri figli. Il tempo non fugge: si ripropone. L’ eternità è la salvezza.
Dolcissimo… mai come in questi ultimi tempi ho avuto modo di “sentire” queste emozioni con i miei vecchietti.
Brava Raffaella!!!
Bellissimo, complimenti!!
Brava Raffa, parole bellissime, sensibilità unica.
I nonni amano tanto poiché nel ciclo della vita sanno che se ne andranno trasformandosi in energia, belle parole d’amore❤️