C’è rischio cemento in pieno Parco Nazionale della Majella, a denunciarlo è la Stazione Ornitologica Abruzzese alla vigilia della riunione del Consiglio direttivo che si svolgerà domani, proprio per tornare a confrontarsi sul Piano del Parco che tanto fa discutere. Dal ministero dell’Ambiente, fa sapere la Soa che nel frattempo ha proceduto ad una diffida, sono arrivate sonore bocciature. “Domani l’Ente Parco nazionale della Majella- si legge nella nota Soa- vuole infatti riapprovare il nuovo Piano del Parco (strumento operativo centrale dell’area protetta) nonostante sia già stato clamorosamente bocciato dal Ministero dell’Ambiente che ha fermato reiteratamente una precedente delibera dallo stesso tenore a fine dicembre 2016. Un Piano che porterebbe nuovo e tanto cemento in uno dei luoghi più belli del Mediterraneo, quasi raddoppiando le aree D2 dove si può costruire secondo i desiderata dei comuni senza alcun vincolo dal Parco”.
Nonostante le varie bacchettate da parte del ministero, un tira e molla delle associazioni ambientaliste che risale al 2016, domani gli uomini del Consiglio tornano a riunirsi attorno ad un tavolo. Quello che viene contestato da due anni a questa parte sono diverse criticità, in primis la mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale (Vas) e l’ampliamento delle zone D2 permettendo la gestione delle costruzioni anche solo un piano regolatore. “In comuni come Palena, Caramanico e S.Eufemia- specifica Soa- le zone D2 sono veramente enormi. Addirittura una vasta area del Quarto di S.Chiara, molto oltre la piccola stazione ferroviaria esistente, è addirittura zonizzata come D2 (e un’area ancora più vasta in zona C)”.
E se il Parco ha proceduto a “repliche tranquilizzanti” dirette alle associazioni, quest’ultime contestano la mancanza di trasparenza nel comunicare le opinioni, tutt’altro che positive, del ministero delle quali si è avuta contezza solo grazie ad un accesso agli atti. “Nelle note il ministero fa proprie inequivocabilmente le criticità denunciate dalla associazioni sulle aree D2: ‘In tale quadro, occorre che, oltre alla Relazione di Piano, siano prodotti appositi studi che, nel dettaglio, indaghino in merito alla necessità delle modificazioni introdotte alla zonizzazione del Piano vigente; ciò anche in considerazione delle previsioni per l’attività edilizia nelle zone D, la cui estensione è stata aumentata'”. Il ministero, inoltre, ha richiesto “motivazioni autenticamente coerenti con le finalità perseguite dall’Ente Parco, non potendosi basare una complessiva modifica di un Piano di Parco vigente su sole opportunità amministrativistiche” e sottolineando, tra l’altro, che sul piano regolatore comunale prevale il Piano del Parco. Insomma, “documentazione carente” per l’aggiornamento che, consiglia ancora il ministero, “dovrebbero trovare soluzione nel dispositivo pianificatorio del PPN”. Come anche le cosiddette “aree bianche” previste dal nuovo Piano che dovrebbero essere definite in uno step successivo.
“Veri e propri schiaffi” prosegue Soa maggiormente acuite con una Vas che si vuole elaborare ex post “come se fosse un ulteriore timbro da mettere sulle planimetrie e non già una procedura che deve essere svolta all’avvio della nuova pianificazione quando tutte le alternative sono ancora possibili, come indica la Corte di Giustizia Europea in diverse sentenze”. Un “atteggiamento increscioso” che lede il patrimonio naturalistico e che la Soa sta cercando di fermare partendo, per ora, da un diffida
S. P.
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