Finirà sui tavoli della Procura e all’Anac la segnalazione della Stazione Ornitologica Abruzzese (Soa) circa un progetto di riqualificazione ambientale, che interessa la Piana di Opi, avviato dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. In pratica sarebbe stato approvato il progetto esecutivo, di 200mila euro circa, senza la dovuta valutazione di incidenza ambientale, con la procedura passata nei fatti solo il primo marzo, qualche giorno fa. Nello specifico il progetto, oltre alla piantumazione di piante, prevede l’abbattimento di grandi alberi della vegetazione ripariale e 2mila metri cubi di movimentazione di sedimenti venendo meno, nei fatti, alle normative vigenti in materie, tra le quali anche quelle comunitarie. “Questa procedura deve essere svolta preventivamente proprio per indirizzare i progetti in aree delicate quali Siti di Interesse Comunitari e Zone di Protezione Speciali per gli uccelli (come l’area in esame!)- specifica, per la Soa, Augusto De Sanctis-. Inoltre non si può, di fatto, condizionare le scelte di altri enti che difficilmente potrebbero chiedere variazioni ed imporre prescrizioni su un progetto esecutivo già approvato e magari affidato, rischiando anche contenziosi”.
Una documentazione scarna, denuncia ancora la Soa, che “da un lato evidenzia che il Piano di Gestione dei Sic del Parco impone di evitare la rimozione di sedimenti e dall’altro prevede la movimentazione con riposizionamento di 2.062 mc di sedimenti con interventi sia sul fiume Sangro che sul torrente Peschiera. Un’iniziativa che potrebbe anche essere potenzialmente positiva ma che ha sicuramente degli impatti importanti in fase di cantiere. Inoltre un’analisi costi/benefici, dato l’importo dell’intervento, dovrebbe essere esplicitata visto che negli stessi elaborati si rileva che ‘le dinamiche idro-morfologiche sono sostanzialmente inalterate e che quindi il Sangro ha capacità di ricreare spontaneamente le morfologie sue proprie’. Intervenire in aree così delicate e di grande valore ambientale ha bisogno di motivazioni forti che non sono ben spiegate nella documentazione”. Da rigettare sarebbe, invece, l’abbattimento di alberi vetusti. “Lasciare le piante abbattute sul posto non è certamente soddisfacente in quanto alcune specie di insetti, ad esempio, hanno bisogno proprio di piante vetuste ma vive. La Piana di Opi non pare avere problematiche di rischio idrogeologico (e comunque non sono evidenziate nella documentazione) e in ogni caso in un Parco nazionale e in un luogo importante come la Piana di Opi pretendiamo una salvaguardia stretta dei valori ambientali” aggiunge l’associazione, che chiede al Parco di fermare immediatamente l’appalto e integrare la documentazione anche in vista delle osservazioni che la Soa ha intenzione di presentare. In tutto questo appare, infine, singolare la volontà dell’Ente di tenere “segreta” la documentazione relativa all’avvio della valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A).
Non è questo il primo caso in cui la natura diventa luogo di interventi senza tutte le dovute autorizzazioni, quasi non valesse la pena la sua tutela. E’ accaduto non troppo tempo fa una vicenda simile alle gole di San Venanzio, in pieno Parco Sirente Velino e zona Sic, dove il Demanio regionale ha avviato una procedura di taglio lungo il fiume Aterno senza autorizzazioni, una violazione alla legge confermata anche dalla Regione stessa. Episodi che lasciano sbigottiti in una regione come l’Abruzzo, il cui biglietto da visita dovrebbe essere proprio la tutela del patrimonio naturalistico.
S.P.
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