Come ogni giorno, Paolo alza la serranda dei suoi dieci metri quadrati di locale nel centro storico di Popoli. Per quanto piccola, quella stanzetta ha dato vita ad un sogno, ma non uno di quei sogni che uno si porta dentro da quando è bambino e ti cullano la notte prima di addormentarti. Questo è più uno di quei sogni che ti capitano un po’ per caso ed a lui è capitato di diventare un bibliofilo – alla lettera: appassionato di libri, collezionista di libri rari o di particolare valore – da portiere notturno di un hotel, dove aveva molto tempo a disposizione.
“Ho iniziato leggendo molto – spiega Paolo – poi ho cominciato a cercare informazioni sui libri in forum specializzati, poi ancora ho iniziato a comprare qualche ‘prima edizione’ o qualche ‘fuori catalogo’ e rivenderlo su ebay e vedevo che c’era parecchio mercato. Col passare del tempo questo è diventato un lavoro parallelo. Uscivo dal turno di notte in hotel, tornavo a casa, facevo i pacchi dei libri che erano stati acquistati, andavo a fare la fila alla posta con gli anziani e solo intorno alle 9 tornavo a casa per mettermi a dormire”.
Del resto questo è il primo grande problema del mondo del lavoro che vivono e contro cui si scontrano “i giovani” – dove per giovani in Italia si intende fino ai quarantenni – ovvero: la somma di infiniti lavori precari che non ti consentono di sistemarti, ma con i quali se sei fortunato galleggi. E Paolo prima di ritrovarsi a Popoli – è popolese solo di adozione, in realtà è nato e vissuto a Chieti – di lavori ne ha fatti parecchi, tanto che dice sorridendo: “Il sottotitolo della mia vita potrebbe essere Lavori e altre piccole tragedie”. Operaio tessile – unico uomo in una fabbrica di sole donne -, commesso, impiegato, mascotte nei centri commerciali, cantautore e suonatore di sax. Poi la precarietà appunto del mercato del lavoro e la necessità di sopravvivenza, quattro anni fa lo hanno portato a Popoli per fare il portiere notturno dell’hotel “Le Sorgenti” e in paese è diventato “il portiere di notte del Side” dal nome del locale-disco al piano terra dell’hotel.
La passione per la bibliofilia nel frattempo cresceva, come il suo giro di compravendite di libri usati, così Paolo ha affittato dieci metri quadrati di stanza, nel centro storico della città delle sorgenti del Pescara per farne un magazzino. Un centro storico quello popolese, una volta pieno di vita e di negozi, dove oggi, un po’ lo spopolamento, un po’ il terremoto, sopravvive solo qualche anziano, qualche gatto e nessun negozio. Nessuno fino a quando Paolo, dopo aver perso il lavoro in hotel a causa della chiusura dello stesso, dopo molte esitazioni e tanta paura, si decide a lanciare la sua idea: trasformare il suo magazzino in una libreria, una libreria vera, l’unico negozio del centro storico di Popoli.
La location del resto è da fare invidia, a latere della scalinata della chiesa della Santissima Trinità, davanti la fontanella dove vennero girate alcune scene del film Fontamara e a due passi dalla graziosa Piazza della libertà. La libreria ha un nome d’eccezione: “Il libraio di notte”, anche se di notte la serranda resta abbassata, ma dalla prossima estate il locale vivrà anche nelle ore notturne, fino all’una. Il negozio sopravvive all’impatto col mondo reale e Paolo si applica nel secondo grande problema del mondo del lavoro dei giovani: non basta trovare un lavoro, bisogno anche saperlo reinventare. Certo perché l’arte del libraio non è più quella del fidato consigliere di libri con gli occhiali con lenti a fondo di bottiglia e la polvere sopra le spalle, oggi il libraio per esistere e per sopravvivere deve trasformarsi in agitatore culturale, perno imprescindibile di una comunità che gli ruota intorno e si nutre di cultura, ancora di più se parliamo di un paese con un’unica libreria.
Così Paolo si lancia nelle “presentazioni altrove”, altrove perché nel suo locale era impossibile visto lo spazio limitato, ed organizza al Gran Caffè 2.0 di Popoli la presentazione del libro, D’amore e baccalà dello scrittore pescarese Alessio Romano insieme ad una cena a tema portoghese, in quanto il libro è una sorta di guida alternativa della città di Lisbona. La serata ha successo, ma questo non è il solo risultato di cui Paolo si stupisce, la cosa più entusiasmante è che le persone si divertono, stanno bene e sono felici. La comunità torna a vivere, l’agitatore culturale sta lavorando bene.
Da qui nasce “Libri da gustare” una rassegna di quattro presentazioni dove il donchisciottismo di Paolo tocca punte altissime, sì perché fra le quattro date, una spicca sulle altre, quella del 2 dicembre a San Benedetto in Perillis dove presenta un libro uscito tre anni fa, di una casa editrice nel frattempo fallita. “Dove tornano le nuvole bianche. Viaggio in bicicletta nell’Abruzzo abbandonato” di Ezio Colanzi però è un libro che è giusto presentare, non fosse altro per la sua grande valenza, che parla di una regione scomparsa o che rischia di scomparire, il tutto ha ancora più senso se fatto in un paese di quaranta anime. Una scommessa non da poco, dove insieme al libro ci sarà una degustazione di formaggi e miele che lo stesso Colanzi produce.
Gli alti libri da gustare sono 50 rime di morte (per ridere ma non troppo) di Mauro Petrarca il25 novembre al Route 66 di Popoli, Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta il 9 dicembre al Gran Caffè 2.0 di Popoli con una cena a tema e il 16 dicembre alla Tana del Rosso a Roccacasale Queen in Rocks di Marco Di Pasquale.
“C’è bisogno di tutto questo, non lo faccio perché divento ricco anzi, con quello che guadagno appena ci vivo. Lo faccio perché penso che sia giusto così” dice ancora Paolo e non si può non dargli ragione. Strappare le esistenze alla virtualità è un compito arduo dell’oggi, farlo dandogli in cambio una sostanziosa dose di cultura è roba da veri Don Chisciotte del mondo moderno.
Savino Monterisi
Commenta per primo! "Paolo “Il libraio di notte”, un Don Chisciotte del mondo moderno"