E’ una mezza proroga per il momento, perché non ha ancora il via libera del parlamento e perché, nei fatti, dimezza la dotazione finanziaria della legge o almeno, al momento, la copertura finanziaria è di 350mila euro per l’anno 2020 (anziché i 700mila euro che erano in dotazione). Il Bimillenario ovidiano, a tre anni dalla sua data naturale (il 2017), resta ancora parzialmente in ballo, grazie ad un emendamento presentato ieri dai deputati Camillo D’Alessandro (Italia Viva) e Stefania Pezzopane (Pd) al decreto Milleproroghe.
La richiesta avanzata dai due deputati abruzzesi prevede lo slittamento della rendicontazione dei progetti che sfruttano la legge al 31 dicembre 2020, data entro la quale almeno qualcuna delle tredici idee che il sindaco di Sulmona dice di aver raccolto dovrà essere stata realizzata e rendicontata.
La certezza, tuttavia, non ancora c’è: l’emendamento dovrà oggi passare al vaglio della commissione e soprattutto avere oltre alla copertura finanziaria, quella politica. La commissione che si riunirà oggi valuterà infatti prima l’ammissibilità degli emendamenti presentati e poi deciderà come procedere: se analizzando singolarmente ciascun emendamento, cioè, oppure delegando ai gruppi politici la scrematura con le cosiddette segnalazioni.
“Ora inizia la parte più difficile – spiega Camillo D’Alessandro – come Italia Viva chiederemo alla maggioranza di mettere questo emendamento su Ovidio tra i prioritari. Lavoro affinché tra tutti gli emendamenti la mia proposta entri nel pacchetto sostenuto dal Govermo e dalla maggioranza dopo le verifiche tecniche a partire dalla copertura finanziaria, che ho trovato e garantito nell’emendamento. Sarebbe grave che non si arrivasse ad una soluzione condivisa anche perché una parte di lavoro si è fatta e non può saltare tutto”.
Se l’emendamento passerà bisognerà quindi concludere l’iter per la composizione della Commissione preposta alla selezione dei progetti, compito che sarà un po’ più difficile nel caso i soldi a disposizione dovessero essere la metà. A conti fatti, insomma, si riuscirebbe si e no a chiudere la pratica di Casa Ovidio, il museo dell’ex convento di Santa Caterina che da anni, anch’esso, attende un’inaugurazione promessa e mai avvenuta.
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