Ospedale Annunziata: la sfida controvento di Ginecologia

L’avvio dei lavori era, anzi è, atteso: perché la consegna del cantiere per l’ala Bolino, non è ancora tradotto in operai a lavoro. Presto, si spera, lo saranno, per rendere efficiente, tra gli altri, un reparto dell’ospedale Annunziata che sta combattendo controvento. Il punto nascita, salvo grazie al bollino di primo livello, continua in realtà a consegnare numeri sempre più bassi: quest’anno i fiocchi azzurri e rosa non arrivano a cento finora, molto al di sotto, insomma, di quel tetto da cinquecento o mille che richiedeva la ministra Lorenzin con il famigerato, e fortunatamente superato, Decreto 70.

Cronica e disperata è poi la carenza di medici: dal primo ottobre, nei fatti, sono rimasti solo in tre a fare i turni di notte, requisito indispensabile per conservare l’unità operativa e il bollino di primo livello. Con medici che questo mese toccheranno anche i quindici turni notturni. Alleviati solo in parte, di giorno, dal supporto di un altro medico (il primario) e mezzo (perché uno è in 104), dopo che altre due dottoresse sono andate in aspettativa di maternità.

Eppure i numeri del reparto di Ginecologia, a Sulmona, non sono mai stati così alti. Merito anche e soprattutto del nuovo primario, Cosma Cosenza, insediatosi a giugno e che ha concentrato forze e risorse sulla vocazione chirurgica del suo reparto.

In tre mesi sono stati eseguiti, infatti, oltre settanta interventi, un terzo dei quali da mobilità attiva: ovvero donne che vengono ad operarsi a Sulmona, in gran parte provenienti dalla Campania, di dove Cosenza è originario.

Non è solo una questione di conoscenze: il reparto di Ginecologia dell’Annunziata si sta facendo un nome in Abruzzo e non solo, per le tipologie di interventi anche complessi che Cosenza e i suoi collaboratori, sono in grado di fare: isteroscopie resettoscopiche, ad esempio, che senza essere invasive (o essendo molto poco invasive) riescono a trattare senza cicatrici polipi, fibromi, malformazione dell’utero. Ma anche interventi più complessi, che richiedono la chirurgia invasiva, e che sempre più donne, specie per problemi oncologici, decidono di fare nell’ospedale peligno.

Risultati che la Asl si è impegnata a premiare con l’acquisto di nuova strumentazione: colonne isteroscopiche e laporoscopiche che permetteranno a Sulmona di diventare un centro di riferimento. O quanto meno che fermeranno, come sta già succedendo, la mobilità passiva che c’è stata finora.

In programma c’è poi la volontà di attivare un ambulatorio chirurgico a Castel di Sangro che permetterà alla sanità territoriale una più capillare diramazione.

Progetti e sogni che, però, devono fare i conti con l’urgenza di nuovo personale medico, di cui Sulmona ha estremamente bisogno, ma anche di investimenti su macchinari, laboratorio analisi (oggi ancora rimbalzati su Avezzano), strumentazione diagnostica e nuovi spazi.

Il cantiere per la rifunzionalizzazione dell’ala Bolino e la prospettiva di dover abbattere l’ala vecchia (dove si trovavano la gran parte degli ambulatori), infatti, ad oggi stanno creando problemi logistici importanti proprio a Ginecologia, accorpata con Pediatria e con posti letto dimezzati.

Un disagio che vale la pena sopportare se la nuova “casa” che ne uscirà, sarà all’altezza della nuova sfida del reparto.

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