Omofobia sul treno Chieti-Sulmona: branco aggredisce giovane di ritorno dal Pride

“Pezzo di merda”; “Non parlare. Stai zitto compà”; “Se ti dovessi alzare dovrei farti scappare. Sai quanti schiaffi ti darei”; “Hey, tu! Hey, frocio: guarda là! Biglietto grazie. Sei frocio? Vai”. Sono solo alcune delle offese omofobe che un gruppo di ragazzi, sul treno della tratta Chieti-Sulmona, ha rivolto a un ragazzo “colpevole” di avere con sé la bandiera LGBTQIA+. Un’aggressione verbale, in piena regola, da parte del branco contro il più debole. Le minacce e gli insulti sono stati registrati dal ragazzo, che era di ritorno dalla serata di chiusura del Pride Abruzzo 2023.

La manifestazione nella città teatina ha vissuto momenti di tensione. Molte famiglie arcobaleno sono state inseguite mentre erano di ritorno dall’evento. I manifestanti sono stati oggetto di offese e sputi, tanto da essere scortati dalle forze dell’ordine.

Una deriva omofoba, da combattere senza nemmeno l’arma della legge. Se il Ddl Zan non fosse stato “ghigliottinato” dal Senato nel 2021, oggi articolo 604 bis del codice penale sanzionerebbe anche crimini come questi, mossi dal fondato odio sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Attacchi discriminatori che non verranno inseriti nemmeno tra i registri dell’OSCAD, per il semplice motivo che in Italia, nel 2023, non è previsto il reato di discriminazione fondato sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

“Gli episodi che sono stati denunciati dal coordinamento Abruzzo Pride insieme all’associazione Famiglie Arcobaleno, verificatisi durante la parata conclusiva dell’Abruzzo Pride, ci ricordano quanto sia necessario ancora oggi tenere la guardia alta e continuare a manifestare contro l’odio e l’omolesbobitransfobia”: lo dichiarano Daniele Marinelli e Marielisa Serone D’Alò del Partito Democratico abruzzese.

“Il fatto che alcuni malintenzionati che non stentiamo a chiamare fascisti abbiano pensato di infiltrarsi nella manifestazione è grave – proseguono i dem – chiediamo dunque che venga fatta ulteriore chiarezza perché delle libere cittadine e dei liberi cittadini possano scendere in piazza per la loro autodeterminazione e a difesa dei loro diritti senza dover temere per la propria incolumità fisica ed emotiva. Esprimiamo perciò tutta la nostra solidarietà al coordinamento Abruzzo Pride e alle famiglie Arcobaleno nella persona della presidente Alessia Crociani che era presente in piazza a Chieti. Non serve ricordare quanto in questo momento infatti l’associazione che lei rappresenta sia nell’occhio del ciclone a causa dell’assurda decisione della procura di Padova di impugnare i certificati di 33 famiglie omogenitoriali”. 

6 Commenti su "Omofobia sul treno Chieti-Sulmona: branco aggredisce giovane di ritorno dal Pride"

  1. Perché fascisti e non bolscevichi?

  2. Grande solidarietà
    al ragazzo aggredito:
    bestie sono questi qua
    che lo han così avvilito !!!

    E che cosa assurda che
    non si possa ancora amare
    nel duemilaventitré
    uno senza alcun colore.

    Ma che noia colossale,
    ‘sti politici sì tristi:
    per far ai nemici male,
    li battezzano fascisti.

    E da mo’ che son spariti ?
    Da ottant’anni sono andati,
    ma per questi assai forbiti
    i fascisti son tornati,

    cosicché loro, belli belli,
    senza alcun impegno vero
    ti prendòn per i fondelli
    combattendo il fascio nero,

    come se soltanto loro
    ricercassero il tuo bene,
    come un gran capolavoro
    da difender dalle pene,

    oppur come se il mal fosse
    monopolio dei fascisti:
    se così davvero stesse
    saremm tutti comunisti.

    Fate invece cosa buona
    se capaci voi ne siete:
    cancellate ciò che stona
    dall’Amor che nulla chiede

    se non d’esser solo libero,
    senza alcun nome o colore,
    nelle anime che videro
    il suo splendido fulgore,

    e alfin fate ‘sta legge
    che l’Amor liberi or ora
    perché noi non siamo gregge
    che il buio vuole ancora.

  3. Siamo ancora nel Medioevo su molti fronti. Mi chiedo che male faccia una persona che ama! A chi nuoce ? Ami chi vuole! Come osate giudicare od insultate, a quale titolo? Il ddl Zan sarebbe stato un segno di grande civiltà a cui questo Paese ancora evidentemente non è pronto. Ma del resto , un Paese che penalizza le donne nel lavoro , che permette femminicidi nonostante le denunce di violenza, che non ha alcuna tutela per le madri lavoratrici, è già largamente alla deriva!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*