Una festa della mamma insolita per le lavoratrici delle cooperative che da tre giorni hanno occupato Palazzo San Francesco. Ancorate al presidio e alla speranza, restano ben salde alle sedie dell’aula consiliare anche in questa seconda domenica di maggio a loro cara. Non c’è tempo per festeggiare, fanno sapere, né per la pasta fatta in casa o per la torta della nonna, per i figli invece c’è la preoccupazione e il cuore di mamma, oltre che le tante telefonate e gli auguri sottotono di questa mattina. “Lo facciamo soprattutto per loro” spiegano, “è ai nostri figli che dobbiamo garantire un futuro, ma soprattutto la tranquillità che in questo momento non hanno”. Sono 14 le donne della cooperativa ferma, la maggior parte madri, tra loro anche famiglie monoreddito, di chi insomma con quel lavoro garantisce l’unica fonte di sussistenza familiare. Chiedono risposte, rinnovando l’esigenza di una risoluzione rapida, l’appello proprio in questa giornata è al primo cittadino “il nostro invito è al sindaco che è una mamma come noi, a darci delle risposte, chiediamo maggior comprensione” e aggiungono “siamo indignate, amareggiate, dal nostro lavoro dipende la serenità dei nostri ragazzi”. Non lo avrebbero mai pensato spiegano con un sorriso tradito dagli occhi lucidi, di passare la giornata della mamma in un’aula comunale a presidiare la tutela di un diritto e della dignità, “dopo tanti anni di servizio, professionalità senza capire il perché di questo ritardo, noi senza tutele, noi che non siamo furbetti, un’attesa che ci sta logorando”.
I lavoratori delle cooperative, però, ci tengono a sottolineare che loro non ce l’hanno con i cosiddetti furbetti: “Chi ha sbagliato deve pagare, ma è giusto che ognuno abbia l’opportunità di spiegare e chiarire la sua posizione. Non vogliamo emettere sentenze, né dare giudizi”
A.S.
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