L’ingresso è un po’ angusto e in generale tutti gli spazi sono ridotti, termine che non piace ai progettisti che preferiscono parlare di “ottimizzazione”. E’ comunque un ospedale degno di questo nome e soprattutto il primo e unico a prova di sisma in tutta la regione Abruzzo.
Questa mattina c’è stato un sopralluogo nella struttura ancora in costruzione da parte dei tecnici e della ditta incaricata, dei vertici Asl e di quelli comunali (presenti oltre al sindaco, i consiglieri Bianchi, Di Rocco e Salvati): un modo per fare il punto della situazione e illustrare caratteristiche e progressi del cantiere.
I tempi innanzitutto: la fine dei lavori è prevista per giugno, poi saranno necessari i collaudi che sulla carta possono avvenire entro sei mesi, ma il manager Asl Rinaldo Tordera, pur non sbilanciandosi, conta di tagliare il nastro, pazienti in corsia, già a settembre.
Già ad aprile, d’altronde, verrà installata la Tac, quella che giace nei magazzini da anni, che andrà a completare il piano terra dedicato alla Radiologia. Al piano terra troverà spazio poi il Pronto soccorso e la Farmacia, mentre i magazzini andranno al piano interrato.
Gli altri tre piani dell’edificio, che grazie all’acciaio e al vetro si presenta luminoso e accogliente, saranno invece occupati dalle degenze (escluse quelle di Pediatria e Ginecologia): i 124 posti letto che saranno a disposizione (circa 48 a piano), saranno occupati da Ortopedia e Traumatologia, Cardiologia e Utic, Medicina, Chirurgia, Urologia, Otorino, Oculistica e dalla Lungo degenza i cui posti letto attualmente non sono stati ancora attivati.
In tutto 6.500 metri quadrati nei quali troverà spazio anche il “repartino” per i detenuti del carcere di via Lamaccio e che sono stati studiati, nei colori e nel rivestimento delle pareti, per rendere più familiare la degenza, con banconi reparti in open space per garantire immediata comunicazione con i pazienti e i familiari.
Ventidue stanze a piano e 13 ascensori, con impianti a servizio che sfruttano (per circa il 30% del fabbisogno) il fotovoltaico e il solare termico.
Una struttura all’avanguardia, dunque, che però andrà riempita di contenuti e funzioni: “Sperando che questa nuova struttura – ha detto Tordera – riesca ad interrompere l’immagine negativa di questo presidio, che ha bisogno per crescere di tutti: pazienti e medici del territorio. Bisogna crederci, insomma”.
Già bisognerebbe però spiegarlo, come ha denunciato il tribunale per i diritti del malato, a chi non riesce a fare un ecodopler o ad avere un esame istologico in tempi decenti, o ancora a chi attende, ormai da anni, la vasca per il parto in acqua, con una gara espletata e non ancora attuata.
In attesa che venga nominato il primario di Rianimazione (il cui concorso è stato già espletato e che attende solo una delibera della Asl) e nella previsione di rimpiazzare subito quello di Ortopedia che presto andrà via.
Poi l’operazione di trasferimento nella palazzina Rubeo dove andranno tutti gli uffici sparsi, con la svuotamento della palazzina De Chellis e dei Comboniani, mentre gli ambulatori, a questo punto, aspetteranno l’apertura del nuovo ospedale per trasferirsi nella cosiddetta ala nuova del vecchio presidio.
Infine si tratterà di demolire l’ala vecchia, compresa la centrale termica che, come un pugno in un occhio, oscura oggi l’ingresso del nuovo ospedale. “La gara è in corso – spiegano i tecnici – i soldi ci sono, speriamo in tempi brevi”.
Una frase che in sanità è ormai un “must”.
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