Nuovo ospedale, la Casini: “Spariti sette posti letto”

Secondo il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, i posti letto nel nuovo ospedale, quello ancora in attesa di aprire i battenti, sarebbero stati ridotti da 129 a 122. Così risulta dalle carte, ovvero la differenza tra quanto autorizzato nel 2015 e quanto previsto ad oggi dalla Asl. Per questo il sindaco ha inviato una lettera all’assessore regionale Nicoletta Verì, nella quale “chiede chiarimenti e sollecita l’attivazione dei 7 posti assenti nella istanza di autorizzazione all’esercizio del nuovo presidio ospedaliero (in corso di istruttoria presso il Comune di Sulmona), preoccupata che possa divenire una situazione definitiva. Gravemente pregiudizievole per Sulmona – scrive il primo cittadino – e per l’intero comprensorio peligno limitarne le potenzialità. Sono ormai urgenti i riscontri in merito alle varie istanze di riqualificazione dell’offerta sanitaria peligna partendo da una ridefinizione del nostro ospedale in termini di classificazione nell’ambito della programmazione sanitaria, su cui la Regione sta intervenendo con una nuova proposta da presentare al tavolo di monitoraggio ministeriale entro il prossimo giugno”. Proposta di riassetto della rete ospedaliera di cui non si conoscono ancora i contenuti.
L’allarme della Casini, sarebbe però secondo gli addetti della Asl, ingiustificato: nell’autorizzazione all’esercizio del 2015, infatti, erano previsti un “massimo di 129 posti letto” e comunque, dicono, l’ospedale di Sulmona resta con l’assegnazione dei 164 posti letto previsti.
Insomma si tratterebbe solo di una questione logistica (nel senso che i posti letto “mancanti” in realtà saranno presenti nella cosiddetta ala nuova esistente) e comunque legata alla attivazione dei servizi a seconda della disponibilità anche di personale (come il caso di neurologia).
“Sono sempre più convinta – continua la Casini – che alla base di una corretta programmazione, non debbano prevalere i numeri legati alla popolazione che un territorio può esprimere, ma sarebbero da considerare altre variabili e altre quantità che sono invece realmente rilevanti per garantire una equa fruizione del diritto alla salute”.

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